In questi ultimi giorni il femminicidio ha avuto la parte del leone su tutta la stampa italiana (e non solo). Ma non vogliamo parlare di ciò sotto il profilo sociologico, non è nostro compito; ci sono persone addette per questo. Intendiamo parlare del termine in oggetto sotto l'aspetto linguistico. Perché? Perché il vocabolo -- a nostro modo di vedere -- non è ben formato: quella "i" inserita tra la "n" e la "c" (femminIcidio) è abusiva. Il lessema è composto con il sostantivo femmina è il suffisso "-cidio", quindi, per logica dovrebbe essere "femminacidio" o, facendolo derivare dal femminile plurale del sostantivo, "femminecidio". Se i due termini "corretti" non piacciono si può/potrebbe ricorrere al latino, come nel caso di omicidio che deriva, appunto, dal latino "homicidiu(m)" e divenuto in italiano omicidio per la caduta dell'h iniziale e la trasformazione della "u" in "o". Dal latino "femina", dunque, aggiungendo il suffisso "-cidio" abbiamo 'feminacidio'. In ultima analisi, e forse è la cosa migliore, perché non adoperare la forma sincopata "femmin(i)cidio"? Quanto detto per femminicidio vale -- sempre a nostro modo di vedere - - per tutte le parole terminanti in -cidio non derivanti dal latino (anche se cristallizzate dall'uso). Attendiamo gli improperi e gli strali dei soliti linguisti; se dovessero arrivare la cosa ci lascerebbe nella più "squallida indifferenza", convintissimi della bontà della nostra tesi.
venerdì 24 novembre 2023
Un'altra provocazione linguistica: feminacidio
In questi ultimi giorni il femminicidio ha avuto la parte del leone su tutta la stampa italiana (e non solo). Ma non vogliamo parlare di ciò sotto il profilo sociologico, non è nostro compito; ci sono persone addette per questo. Intendiamo parlare del termine in oggetto sotto l'aspetto linguistico. Perché? Perché il vocabolo -- a nostro modo di vedere -- non è ben formato: quella "i" inserita tra la "n" e la "c" (femminIcidio) è abusiva. Il lessema è composto con il sostantivo femmina è il suffisso "-cidio", quindi, per logica dovrebbe essere "femminacidio" o, facendolo derivare dal femminile plurale del sostantivo, "femminecidio". Se i due termini "corretti" non piacciono si può/potrebbe ricorrere al latino, come nel caso di omicidio che deriva, appunto, dal latino "homicidiu(m)" e divenuto in italiano omicidio per la caduta dell'h iniziale e la trasformazione della "u" in "o". Dal latino "femina", dunque, aggiungendo il suffisso "-cidio" abbiamo 'feminacidio'. In ultima analisi, e forse è la cosa migliore, perché non adoperare la forma sincopata "femmin(i)cidio"? Quanto detto per femminicidio vale -- sempre a nostro modo di vedere - - per tutte le parole terminanti in -cidio non derivanti dal latino (anche se cristallizzate dall'uso). Attendiamo gli improperi e gli strali dei soliti linguisti; se dovessero arrivare la cosa ci lascerebbe nella più "squallida indifferenza", convintissimi della bontà della nostra tesi.
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5 commenti:
Buon giorno,
è interessante l'analisi, ma non credo che "spontaneamente" la parola si formi sost. + cidio, bensí sost. + icidio.
Se l'origine fosse il genitivo latino matri(s), sorori(s), uxori(s) e quindi femine-cidio, l'uccisione di un uomo sarebbe hominicidio -> ominicidio.
Evidentemente non è cosí. A riprova (quasi), il cadere della goccia non è *stillecidio, ma still-icidio e l'uccisione della libertà (coniato nell''800) sarebbe *libertaticidio.
Vero che etnocidio non prende la i, ma etno è un prefisso "fisso".
Altre uccisioni dubbie non ne ho trovate.
Cortese Monmartre,
non esiste un confisso "-icidio".
Perché omicidio e non omocidio?
Gentile falcone42, come ho cercato di spiegare nelle mie noterelle, "omicidio" viene dal latino 'homicidiu(m)', la "i", pertanto, è "dentro" la parola.
Credo di averlo capito. La mia era una provocazione: se da homo e -cidium, in latino, hanno potuto fare homI-cidium, perché non consentire che, in italiano, femmina e -cidio possa divenire femminI-cidio?
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