L'espressione su detta si tira in ballo quando si vuole mettere in evidenza una situazione in cui una persona, per orgoglio e per non chiedere aiuto ad altri, si accontenta di una vita modesta e priva di "confort". In soldoni, significa che una persona sceglie di vivere solo con le proprie risorse, anche se queste sono molto scarse, piuttosto che chiedere aiuto o accettare l’ "elemosina" di qualcun altro. Questo modo di dire viene adoperato soprattutto per indicare una situazione di estrema povertà (o di difficoltà economiche), in cui una persona deve fare i conti con le proprie limitazioni finanziarie cercando di cavarsela esclusivamente con ciò di cui può disporre.
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Uso e abuso del verbo prendere
Dopo il pauroso incidente i soccorritori presero
(sollevarono) il poveretto, a terra e privo di sensi, e lo trasportarono al più
vicino pronto soccorso; Giuseppe, vai a prendere (cogliere) delle mele
nel nostro giardino, io, intanto, andrò in cantina a prendere (spillare)
del vino dalla botte; la poveretta prese (strinse) tra le braccia il suo
bambino, scampato miracolosamente al disastro; per il suo atto eroico il
militare ha preso (ricevuto, meritato) la medaglia al valore civile;
giunti a Pisa prendemmo (noleggiammo) un’automobile e visitammo la
città; il poliziotto ha preso (afferrato) il bandito per un braccio, lo
ha ammanettato e fatto salire sul cellulare; all’improvviso l’uccello prese
(spiccò) il volo lasciando interdetto il cacciatore; con questi sbalzi di
temperatura è molto facile prendersi (buscarsi) un raffreddore; il
malvivente è stato preso (colto) sul fatto (o in flagrante).
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A proposito di intelligenza artificiale, di cui si discute tanto. Abbiamo chiesto a un motore di ricerca, che usa l'Ia, se è corretta la grafia "contradditorio". Ecco la risposta:
Sì, è corretto scrivere contradditorio. La forma “contraddittorio” è errata. La parola “contradditorio” si riferisce a un’attività o a un procedimento che prevede la possibilità di contraddire o di contestare le argomentazioni dell’altra parte. Marca errata la parola corretta!
Ancora. Si può scrivere "beneficienza"? Si legga la risposta con molta attenzione: La grafia corretta è beneficenza, senza la lettera “i” tra la “c” e la “e”. Il dubbio sul corretto modo di scrivere, tuttavia, è lecito poiché in molte parole simili la “i” è invece d’obbligo. Ad esempio, in termini come panciera, arciere, efficienza, scienza, coscienza e sufficiente, ossia in tutti quei vocaboli che terminano in “-giera”, “-ciere/a”, “-cienza” e “-ciente”. Esiste una regola per non fare confusione e sapere con certezza quando è necessaria la “i” e quando non lo è. Nei vocaboli composti il cui primo termine ha significato proprio, come in beneficenza appunto, la “i” è obbligatoria; quando invece la prima parte del lemma non ha alcun valore semantico, la “i” non serve. Succede ad esempio in formaggiera. Va da sé che tutti i derivati seguiranno la stessa regola. Avremo quindi beneficenze e beneficente. Per quanto riguarda il verbo, invece, coesistono due grafie differenti corrispondenti a due diversi significati: beneficiare vuol dire avvantaggiarsi, godere, usufruire, mentre con beneficare si intende aiutare, assistere. Altra nota utile a ricordare il corretto modo di scrivere è risalire all’origine: beneficenza deriva dal latino beneficentia, senza “i”.
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diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauraso@hotmail.it)
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