martedì 14 novembre 2023

Lingua italiana: curiosità e altro


P
ressoché tutte le lingue europee e quelle dell'Asia occidentale ci presentano i suoni delle vocali nell'ordine "consueto", quello noto a tutti: a, e, i, o, u. Bene. Quest'ordine, sostengono alcuni studiosi di lingue, è "capriccioso e arbitrario". Dopo lunghi e approfonditi studi sulla materia, questi "scienziati della lingua" sono giunti alla conclusione che l'ordine esatto è quello che dispone i suoni delle vocali in scala (come le note musicali) secondo una gamma che segni le "relazioni correnti fra un suono e l'altro". Quest'ordine perfetto sarebbe -- in scala ascendente -- u, o, a, e, i; oppure -- in scala discendente -- i, e, a, o, u.

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La maggior parte delle persone è convinta/sono convinte che i verbi derubare e rubare si possono/possano adoperare indifferentemente, siano i.e. interscambiabili. No, non è così. E coloro che amano il bel parlare e il bello scrivere devono seguire i dettami del linguista Giuseppe Rigutini giusta il quale "si rubano le cose" e  "si deruba la persona". Non si dice, infatti, che "i banditi hanno rubato un milione di euro" e che i borseggiatori hanno derubato il signor Bianchini del portafogli"? In proposito si noti anche la diversa costruzione dei due verbi: derubare una persona di qualcosa o anche -- assoluto -- derubare una persona; rubare qualcosa a una persona. Sotto il profilo etimologico i due verbi hanno origini diverse: rubare viene dall'antico tedesco "raubon" (bottino, roba). Da questo "raubon" -- attraverso il solito passaggio semantico --  si è fatto rubare: chi ruba sottrae con la forza il... bottino ('raubon'). Derubare, invece, è il gallico "dérober", ma, sembra, abbia "antenati" teutonici. I verbi, in oggetto, comunque, non sono prettamente italici.

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Ancora un termine franco-teutonico: bugia. Se apriamo un qualsivoglia vocabolario della lingua italiana alla voce "bugia" leggiamo: asserzione contraria alla verità. La sua origine, come dicevamo, non è squisitamente italiana ma franco-germanica: bauzia ("bausi") che significa "cattiveria", "frode", "malizia". Da bugia è stato coniato il verbo "bugiare" (dire bugie) il cui uso, però, è desueto: molti vocabolari, infatti,  hanno relegato questo verbo nella soffitta della lingua. Sono vivi e vegeti, invece, gli altri derivati: bugiardaggine, bugiarderia (serie di bugie) e bugiardo.



(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauraso@hotmail.it)


3 commenti:

Anonimo ha detto...

Buongiorno, ha dimenticato di citare la fonte della notizia sulle vocali, può indicarla? Può anche spiegare cosa intende con "scienziati della lingua"? Sono linguisti oppure ricercatori che si occupano dell'apparato fonatorio e quindi anche della lingua?

Fausto Raso ha detto...

Purtroppo non sono in grado di rispondere alle sue domande. La "notizia" l'ho letta, tempo fa, su un settimanale, di cui non ricordo il nome, nella sala d'attesa di uno studio medico.
FR

Anonimo ha detto...

Strano che non sia in grado di rispondere neanche alla seconda domanda, relativa agli "scienziati della lingua", espressione adoperata da lei (come si evince dal testo) e non "letta su un settimanale".