lunedì 19 ottobre 2020

XX settimana della lingua italiana nel mondo


 In occasione della XX settimana della lingua italiana nel mondo segnaliamo un intervento di Luca Passani.

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Un uso impersonale sconsigliato

«È con gioia che...». Nella maggior parte dei casi tutti i periodi che cominciano con una forma impersonale — a nostro avviso — sono impropri e non si debbono adoperare in buona lingua italiana. Non si dica e non si scriva , per esempio, «è stato per te che l’ho fatto» ma «l’ho fatto per te». Oltre tutto non è più facile e orecchiabile la forma 'corretta'?

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In un Forum dedicato alla lingua italiana un lettore ha chiesto al titolare della rubrica se si possa dire, indifferentemente, “gli han/hanno sparato”. L'esperto  ha risposto che è meglio “hanno” (gli hanno sparato). Non è “meglio” ma obbligatorio. Non si può troncare una parola davanti a un’altra che comincia con “s impura” (la consonante ‘s’ seguita da un’altra consonante). Quindi: gli ‘hanno’ sparato, ma gli ‘han’ (o hanno) detto.

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La lingua "biforcuta" della stampa

La denuncia dell'infermiera: "Così l'ospedale mi ha trasformata in un untore"

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Perché non "untrice"? Sarebbe bene seguire le indicazioni del De Mauro (in rete) e del dizionario Olivetti (in rete).


2 commenti:

Panfilo N. (Varese) ha detto...

Relativamente alla... Lingua biforcuta(!?) della stampa: l'affermazione, chiaramente virgolettata, è dell'infermiera.
Cosa c'entra la stampa che si presume abbia semplicemente riportato quanto affermato dall'infermiera?
La suddetta (per usare un termine a lei tanto gradito) infermiera non ha forse il diritto di usare untore piuttosto che untrice? Prima di rilasciare una dichiarazione deve consultare il De Mauro, l'Olivetti e... lei?

Fausto Raso ha detto...

Cortese Panfilo,
non sempre il virgolettato rispecchia le parole dell'interessato/a. Molto spesso il giornalista estrapola dal contesto le parole della persona di cui parla e le mette tra virgolette. Glie lo (sic!) posso garantire; mi creda.
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