Ce lo spiega Massimo Roscia, autore del libro “Il dannato caso del Signor Emme”, opera che contiene una biografia (romanzata) di Paolo Monelli, strenuo difensore della grammatica italiana. Dal sito "Libreriamo".
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Sempre sulla "lingua" della
carta stampata (e no)
I giornali vengono letti da tutti, così come i notiziari radiotelevisivi vengono ascoltati da tutti, per questo motivo chi scrive sui giornali e i 'dicitori' delle varie emittenti radiotelevisive hanno il dovere, sì il dovere morale, di usare la lingua in modo corretto.
Ecco due titoli di un quotidiano in rete dove due strafalcioni fanno bella
mostra di sé: Lascia due reliquari rubati sull'altare e scappa; Torino, una
bancarella della droga davanti a una discoteca del lungopo. Vediamo,
nell'ordine, le due smarronate.
Si scrive reliquiario, non reliquario
(voce prettamente popolare), perché il termine proviene da reliquia, non
reliqua. Quanto al fiume Po, in questo caso va accentato: lungopò.
Se i titolisti del giornale in rete si fossero immersi nel mar dell'Umiltà,
consultando un buon vocabolario, ci avrebbero risparmiato queste nefandezze
linguistiche.
3 commenti:
Massinforma. Geniale! L'aggiungo al mio vocabolario.
Renato P.
Egr. Dott. Raso,
a proposito di lingua più o meno biforcuta, le pongo la seguente questioncella.
Specialmente in questi tempi di coronavirus è spesso citata dalle agenzie informative la zona di Bergamo e sempre con l’espressione “la bergamasca”.
E allora la domanda è questa: perché quel femminile quando, per restare in zona, si dice il cremonese, il mantovano, il bresciano, il milanese, il comasco ecc?
L’espressione femminile ha forse una sua ragion d’essere o è un “vezzo” dei giornalisti?
Grazie dell’attenzione e cordiali saluti.
Otto
Cortese Otto,
qui e qui può trovare la risposta alla sua questioncella.
Cordialmente
FR
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