Gentilissimo dott. Raso,
mi piacerebbe conoscere il motivo
per cui si dice "mancare di un venerdì" riferito a una persona un po'
strana, bizzarra. Nel dizionario dei modi di dire del "Corriere della
Sera" in rete ho trovato il
"significato" ma non il "perché si dice", faccio il
copincolla: «essere una persona strana, eccentrica,
stravagante, bizzarra, che ragiona in modo tutto particolare, a volte
incomprensibile o non condiviso dalla maggioranza. Anche apparire poco normali,
e per estensione, essere pazzi». Spero
in lei. La ringrazio anticipatamente e mi complimento per il suo meraviglioso
libro, "un tesoro di lingua", dal quale sto imparando molte cose.
Cordialmente.
Osvaldo A.
Cesena
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Cortese Osvaldo, l'origine del
modo di dire non è chiara, si fanno solo delle ipotesi. Io ne azzardo una.
L'espressione (si dice anche "mancare un giovedí") potrebbe trarre
origine dal fatto che il venerdí (e il
giovedí) è il giorno "centrale" della settimana; mancando questo
giorno la settimana sarebbe incompleta e, quindi, non "sana". Una
persona alla quale "manca un venerdí" - in senso figurato - è, per
tanto, una persona incompleta, non sana sotto il profilo psicologico.
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La parola, di ieri, proposta da
"unaparolaalgiorno.it": dicevole.
E quella segnalata da questo portale e non
"lemmata" nei vocabolari dell'uso: eutecnia. Sostantivo femminile con il quale si intende l' «arte
dell'insegnamento». Si veda anche qui.
1 commento:
C'è poi chi perde "la settimana" (compresa la domenica!)
Comunque per chiunque lo (il venerdì) perdesse... rivolgersi a Robinson Crosue! :) Auguri!
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