Invitiamo gli amici della carta
stampata (e no), che spesso bacchettiamo per i loro orribili strafalcioni, che
gridano vendetta al cospetto del Divino, ad avere un po' di "coraggio
linguistico" nel femminilizzare i sostantivi indicanti professioni fino a qualche anno fa riservate
esclusivamente agli uomini. Lo spunto ci viene dato da un titolo che
campeggiava sulle pagine di un giornale in rete: Padova,
rugbista travolge l'arbitro donna: sospeso tre anni. Se invece di
"arbitro donna" avessero scritto "l'arbitra", femminilizzando,
appunto, il sostantivo arbitro qualcuno, forse, avrebbe gridato allo scandalo,
ma avrebbero dimostrato, al contrario, di avere coraggio linguistico da
vendere. Perché, dunque, "l'arbitra" dovrebbe scandalizzare e la
sindaca, l'avvocata, la ministra, l'impiegata, la soldata, l'architetta e la
sarta no? Si femminilizzino, quindi, tutti i nomi di professioni che riguardano
le donne, naturalmente rispettando le norme grammaticali che regolano la
formazione del femminile. Se non cadiamo in errore anche l'Accademia della
Crusca è su questa linea. "L'arbitra", comunque, è già in rete e in
qualche pubblicazione:
arbitra f sing
arbitra
|
1.
femminile di arbitro
L'arbitra non
è ancora arrivata
Di questa disputa
sia arbitra la ragione
...
come osservava Virgilio Lilli sul «Corriere della Sera»: Se non abolirete la
legge sul divorzio - sembrano argomentare - le industrie verranno nazionalizzate ;
se non la abolirete, la polizia politica diverrà l'arbitra della vita dei singoli individui ..
Nessun commento:
Posta un commento