Gentilissimo dott. Raso,
sento il bisogno di ringraziare lei
e l'editore che ha messo in libera fruizione il suo preziosissimo libro: perle veramente "indispensabili"
per un uso corretto della nostra bellissima lingua. Colgo l'occasione per una
curiosità linguistica. Mi è venuta alla mente una locuzione che sentivo spesso
da mia nonna: "diventar colonnello". Non ho mai saputo il significato
"nascosto" di quest'espressione. Sa dirmi qualcosa in proposito?
Grazie in anticipo se avrò una sua cortese risposta. Ancora grazie e complimenti per il suo libro e per il
suo meraviglioso blog.
Luisa M.
Trento
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Cortese Luisa, grazie a lei per le belle parole che ha
voluto rivolgermi. Quanto alla sua "curiosità", la locuzione - per la verità - non è molto
conosciuta e non fa alcun riferimento alla carriera militare, anche se il detto
trae origine da questa. Chi diventa colonnello, dunque? La persona che per
svariati motivi è malferma sulle gambe e, quindi, non può camminare. Un tempo
le truppe erano tutte appiedate, il privilegio del cavallo spettava solo al
comandante, al colonnello. Di qui è nata, per l'appunto, l'espressione
"diventar colonnello", riferita alla persona che affetta da
"acciacchi" ai piedi o alle gambe non può andare a piedi ma a
cavallo, come un colonnello. Oggi il cavallo è stato sostituito da mezzi moderni, ma la locuzione, anche se non molto
conosciuta, è rimasta.
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La parola che andrebbe rimessa a lemma nei vocabolari: cacheroso. Aggettivo, dal "sapore" un po' volgare, che vale lezioso, smanceroso, sdolcinato e simili.
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La parola che andrebbe rimessa a lemma nei vocabolari: cacheroso. Aggettivo, dal "sapore" un po' volgare, che vale lezioso, smanceroso, sdolcinato e simili.
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La lingua
"biforcuta" della stampa
La sindaca
ha ricevuto i cinque marocchini a cui era stato impedito di prendere possesso
della casa Ater legittimamente assegnata per le proteste e gli insulti razzisti
dei vicini. Che ora chiedono alloggio in un posto meno ostile
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A nostro avviso il sommario in
questione contiene due errori, uno veniale l'altro mortale. Il veniale è nella
costruzione ambigua. Cosí formulata sembra che la casa sia stata legittimamente
assegnata "per le proteste e gli insulti razzisti dei vicini". In
buona lingua il sommario avrebbe dovuto recitare: «La sindaca ha ricevuto i cinque
marocchini a cui era stato impedito, per le proteste e gli insulti razzisti dei
vicini, di prendere possesso della casa Ater legittimamente assegnata». L'errore
mortale si riscontra nella collocazione del pronome "che". Questo
pronome si riferisce - per legge grammaticale - al termine che lo
precede immediatamente (i vicini), anche se prima del pronome c'è un punto
fermo. Sono i vicini, quindi, che chiedono un alloggio in un posto meno ostile.
Perché il costrutto funzioni "correttamente" occorre togliere il
"che".
Dallo stesso quotidiano in rete:
Trentatre fermati, la protesta non era autorizzata
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Forse è il caso di ricordare che il "tre" si accenta obbligatoriamente quando forma un numero composto: trentatré. Nella pagina interna il numero è scritto in cifre (33).
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Dallo stesso quotidiano in rete:
Trentatre fermati, la protesta non era autorizzata
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Forse è il caso di ricordare che il "tre" si accenta obbligatoriamente quando forma un numero composto: trentatré. Nella pagina interna il numero è scritto in cifre (33).
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I lettori
che ravvisino strafalcioni orto-sintattico-grammaticali in testi giornalistici
possono scrivere a albatr0s@libero.it. Gli "orrori" saranno pubblicati ed
esposti al “pubblico ludibrio”.
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