mercoledì 14 dicembre 2016

Mettere il fodero in bucato

Il ragionier Trombini fu chiamato di corsa dall'usciere addetto al pubblico: un signore, stanco dell'estenuante attesa (e della lunghissima fila), aveva cominciato a mettere a soqquadro la sala dove la gente si accalcava per poter accedere agli sportelli. «Corra ragioniere - gridò il commesso -  una persona del pubblico "ha messo il fodero in bucato"». Il direttore dell'agenzia non capí, lí per lí, il linguaggio del suo dipendente: «costui è impazzito», pensò. Poi si accorse che un pazzo, in effetti c'era, era la persona del pubblico che aveva dato in escandescenza rompendo tutte le suppellettili. L'usciere voleva dire, infatti, che una persona era improvvisamente impazzita e usò quel modo di dire un po' desueto, per non dire quasi sconosciuto. "Mettere (o avere) il fodero in bucato" significa, dunque, impazzire. Ma come è nata questa locuzione? È presto detto. Nei tempi andati si chiamava "fodero" una sorta di sottana fatta di pelliccia e la stessa pelle concia di qualche animale per foderare i vestiti. Ora mettere una pelliccia ('fodero') in bucato è da pazzi in quanto, si sa, si rovinerebbe. In passato, probabilmente, qualche donna deve averlo fatto se ciò ha dato origine al modo di dire.

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All'incontrario

Al contrario o all’incontrario? In buona lingua è preferibile la prima forma. La seconda, anche se corretta, ai nostri orecchi suona popolare. È sconsigliabile inoltre, perché come spiega Pietro Fanfani, «una preposizione articolata (all’) non può reggere un’altra preposizione (in) anche se fusa con la parola che segue (contrario)». Sotto il profilo semantico vale nel senso contrario, all’opposto, a rovescio e simili: Giulia, per la fretta, si mise il giubbino al contrario. È anche sconsigliabile, come molti fanno, usare questa locuzione con un significato che, propriamente, non ha: invece. Chi ama il bel parlare e il bello scrivere non dica, per esempio, “ti avevo detto di non uscire e, al contrario, sei uscito”. Dirà, correttamente, “ti avevo detto di non uscire, e invece sei uscito”.


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Da un quotidiano in rete:


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Amici, amanti della lingua italiana, vi "suona" la concordanza (laureata e ministro)?

(Nella pagina interna il titolo è diverso)


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I lettori che ravvisino strafalcioni orto-sintattico-grammaticali in testi giornalistici possono scrivere ad albatr0s@libero.it. Gli "orrori" saranno pubblicati ed esposti al  “pubblico ludibrio”.


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