Due parole sull'uso corretto
delle preposizioni improprie "contra" e "contro". La prima,
che vale "contro", non è piú nell'uso, resta solo nella locuzione
"il pro e il contra" (la pronuncia della "o" deve essere
aperta, "ò"), sebbene vada sempre piú affermandosi "il pro e il
contro". In funzione di prefisso richiede il raddoppiamento della
consonante che segue: contraccolpo, contraccambio, contraddanza, contravveleno
ecc. Alcune forme semplici, cioè senza il raddoppiamento della consonante che
segue, come, per esempio, contradire, sono tollerate ma da evitare in uno
scritto formale. La seconda, contro, si unisce direttamente al sostantivo che
segue, alcuni Autori la fanno seguire dalla particella "a" (ma in
buona lingua non è un uso da seguire):
Luigi, infuriato, si scagliò contro i
presenti; l'automobile, sbandando, finí contro al muro. Con i pronomi personali
si può far seguire dalla preposizione "a": contro me; contro a me. È preferibile, però, la
preposizione "di": contro di
me. Al contrario di "contra" non richiede mai il raddoppiamento della
consonante che segue: contropelo; controcassa ecc.
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La parola, di ieri, proposta da "unaparolaalgiorno.it": isonomia.
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La parola, di ieri, proposta da "unaparolaalgiorno.it": isonomia.
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Alleviare
Si presti attenzione al
congiuntivo presente di questo verbo, perché non tutti i vocabolari concordano.
Alcuni mettono la doppia "i", una della radice e una della desinenza:
che essi alleviino; altri una sola "i": che essi allevino. Si segua
questa semplice "regola": i verbi con la prima persona singolare del
presente indicativo in "-io" con la "i" non accentata
perdono la "i" della radice davanti a desinenze che cominciano con
"i": graffiare, graffi (non graffi-i); studiare, studi (non studi-i),
studino (non studi-ino), alleviare, allevi (non allevi-i), allevino (non
allevi-ino).
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