sabato 18 gennaio 2014

Pillole di (buona) lingua

Chi ama la lingua non segua l'esempio di taluni scrittori che fanno seguire il verbo preferire dalla preposizione di e un altro verbo all’infinito: preferisco di non esprimermi al riguardo; preferisco di dormire invece di andare a passeggio. L'uso "corretto" respinge la preposizione di: preferisco non esprimermi... Premesso che la lingua non si "fa a orecchio", non sentite come quella preposizione stoni... agli orecchi? Alcuni, addirittura, e questo è un vero e proprio errore, adoperano il verbo suddetto come una sorta di comparazione facendolo seguire dall'avverbio piú: preferisco piú l'automobile al treno. Si dirà, correttamente, preferisco l'automobile al treno; oppure, mi piace di piú l'automobile che il treno.

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È invalso l'uso, "non ortodosso", di adoperare la locuzione rispetto a...  come termine di paragone o di contrapposizione. Chi ama il bel parlare e il bello scrivere non la usi, anche se c'è l' "imprimatur" di alcuni vocabolari. Una città, per esempio, è piú o meno bella di un'altra (non rispetto a un'altra); cosí come non si dirà che i sindacati rispetto agli industriali rivendicano piú investimenti; si dirà, "correttamente": i sindacati, nei confronti degli industriali, rivendicano piú investimenti.
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Le persone che amano scrivere e parlare correttamente dovrebbero prestare molta attenzione – a nostro avviso – sull’uso del verbo impegnare, adoperato molto spesso in modo improprio (con la “complicità” – sempre a nostro avviso – di alcuni vocabolari permissivi). Questo verbo, dunque, composto con il prefisso “in-” e il sostantivo “pegno”, propriamente significa dare qualcosa in pegno (anche metaforicamente): il Tizio ha impegnato tutti i mobili di casa per pagare il debito; ha impegnato il suo onore (uso metaforico) in questa faccenda. Non è adoperato correttamente – come molti fanno, alla testa i mezzi di comunicazione di massa – nel significato di “attaccare battaglia” (i soldati hanno impegnato una feroce battaglia); nel significato di “prenotare un tavolo” (ho impegnato un tavolo per domani sera); nel significato di “occupare una corsia” e simili (l’automobile ha impegnato la corsia di emergenza).

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"Avvenire" e "a venire" - a nostro  modo di vedere - non sono la "stessa cosa"; non si potrebbero adoperare indifferentemente. "A venire" è una locuzione con valore aggettivale; "avvenire" è un sostantivo. Scriveremo, dunque, l' "avvenire" dei giovani e gli anni "a venire", cioè gli anni futuri, che devono venire.

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La parola che proponiamo oggi è: docimasía. Sostantivo femminile. Indica il complesso degli esami medici per sapere se un feto è nato vivo.

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