domenica 19 gennaio 2014

Essere in balía di qualcuno

Per la spiegazione e l’origine di questo modo di dire che – come tutti sappiamo – significa “sottostare all’autorità, al potere assoluto di qualcuno”, occorre prendere il discorso alla lontana e rifarsi, come il solito, al… solito latino. Vediamo, dunque, che cosa è questa “balía”, che con il mutar d’accento cambia anche di significato, pur discendendo dalla stessa “madre”. Balia (senza accento sulla i, si badi bene) discende dal latino “bailus”, che significa “portatore”, “facchino”; il femminile “baiula” era, quindi la portatrice (di bambini). Il verbo “baiulare” significava, infatti, “portare pesi”, e i bambini – lo sappiamo benissimo – pesano. Con il trascorrere del tempo, attraverso l’uso traslato o figurato, si cominciò con il chiamare “bailus” colui che portava sulle spalle non un peso materiale sibbene morale.  Il termine, a questo punto, acquistò di volta in volta l’accezione di “tutore”, “precettore” (i tutori e i precettori portano sulle spalle il peso morale dell’educazione dei fanciulli) per arrivare, addirittura, al significato di… governatore. L’italiano “bailo” era, infatti, ai tempi della Repubblica di Venezia, il titolo che spettava agli ambasciatori della Serenissima accreditati in Turchia. I nostri cugini di Francia mutarono “bailo” in “baile”, dando questo titolo ai ministri di Stato e ai grandi dignitari di corte. La storia di questo “facchino”, però, non finisce qui. I discendenti dei Franchi da “baile” coniarono “bailli”, da cui il nostro “balí”, che dagli inizi del secolo XII fino a tutto il secolo XVII designava un alto ufficiale addetto all’amministrazione della giustizia in nome del re o dei vari signori. Dal francese “bailli” nasce, quindi, un nuovo sostantivo, “baillie”, attraverso il quale si indicava l’autorità, il potere e la funzione di questo personaggio. Ma non finisce ancora. L’italiano muta il termine gallico “baillie” in “balía” (con la i accentata, per distinguerlo da balia, che ha tutt’altro significato) e noi lo adoperiamo per tutto il periodo medievale per designare il potere assoluto conferito alle magistrature ordinarie. Balía, per tanto, con l’accezione di “potere”, “autorità” lo troviamo nell’espressione “essere in balía di qualcuno” e nei vari sensi figurati: “essere in balía delle onde”, “essere in balía del vento”.

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La parola che proponiamo oggi è: addebbiare.  Verbo transitivo di “uso agricolo”, tratto da debbio. Significa bruciare il terreno con i residui della mietitura al fine di ingrassarlo e renderlo fertile.

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