Avete mai assaggiato, cortesi amici, i confetti di Sisto V?
Certamente no. Questo genere di dolci, infatti, non si mangia; si “ammira” o si
“ascolta”. Ci spieghiamo meglio. La nostra
lingua è ricca di modi di dire, tra questi ce n’è uno – forse poco
conosciuto – “dare i confetti di Sisto V”, che si “mette in pratica” quando si
vuol dare – all’improvviso – una cattiva notizia, oppure quando si vuole
impartire una “lezione” a qualcuno – senza avvertirlo – riservandogli una
brutta sorpresa. Questo modo di dire fa il paio con l’altro – indubbiamente piú
conosciuto , ma meno “crudele” – “arrivare come un fulmine a ciel sereno”, cioè
comunicare una notizia improvvisa, ma non necessariamente cattiva. La
spiegazione di questa locuzione è intuitiva, mentre i “confetti di Sisto V”
abbisognano di una chiara interpretazione.
Si racconta che papa Sisto V, stanco dei disordini e dei gravissimi delitti dei
patrizi romani – da anni in lotta tra loro – un giorno invitò i capi delle
varie fazioni a pranzo e alla fine del convivio
offrì loro dei confetti invitandoli, nel contempo, a guardare verso le
finestre del salone, dicendo: «Ammirate le vostre torri, guardate come sono
belle e fiorite!». Dalle torri di ogni famiglia patrizia pendevano, impiccati,
molti dei loro satelliti. Da questo episodio nacque, probabilmente, il detto “papa
Sisto non la perdonò nemmeno a Cristo”.
***
La parola proposta oggi, da questo portale, è paralogismo.
Sostantivo maschile. Si definisce cosí un ragionamento non veritiero.
Nessun commento:
Posta un commento