giovedì 23 gennaio 2014

I confetti di Sisto V

Avete mai assaggiato, cortesi amici, i confetti di Sisto V? Certamente no. Questo genere di dolci, infatti, non si mangia; si “ammira” o si “ascolta”. Ci spieghiamo meglio. La nostra  lingua è ricca di modi di dire, tra questi ce n’è uno – forse poco conosciuto – “dare i confetti di Sisto V”, che si “mette in pratica” quando si vuol dare – all’improvviso – una cattiva notizia, oppure quando si vuole impartire una “lezione” a qualcuno – senza avvertirlo – riservandogli una brutta sorpresa. Questo modo di dire fa il paio con l’altro – indubbiamente piú conosciuto , ma meno “crudele” – “arrivare come un fulmine a ciel sereno”, cioè comunicare una notizia improvvisa, ma non necessariamente cattiva. La spiegazione di questa locuzione è intuitiva, mentre i “confetti di Sisto V” abbisognano di una  chiara interpretazione. Si racconta che papa Sisto V, stanco dei disordini e dei gravissimi delitti dei patrizi romani – da anni in lotta tra loro – un giorno invitò i capi delle varie fazioni a pranzo e alla fine del convivio  offrì  loro dei confetti  invitandoli, nel contempo, a guardare verso le finestre del salone, dicendo: «Ammirate le vostre torri, guardate come sono belle e fiorite!». Dalle torri di ogni famiglia patrizia pendevano, impiccati, molti dei loro satelliti. Da questo episodio nacque, probabilmente, il detto “papa Sisto non la perdonò nemmeno a Cristo”.

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La parola proposta oggi, da questo portale, è paralogismo. Sostantivo maschile. Si definisce cosí un ragionamento non veritiero.

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