di Salvatore Claudio Sgroi
1. Un evento universitario paradossale
Una notizia che lascia senza parole è quella del rettore dell’Università di Trento, Flavio Deflorian, ingegnere di scienza e Tecnologia dei Materiali, che ha proposto al Consiglio di amministrazione (che lo ha accettato) l’uso del “femminile sovraesteso” nei documenti ufficiali. Sicché è stato abolito l’uso del normale “maschile sovraesteso” a favore dell’adozione del femminile per tutti i nomi animati, per cui il femminile di ess. come la segretaria, la rettrice, la direttrice, la presidente ecc. viene adoperato per indicare non solo i referenti femminili, cioè le donne, ma anche quelli maschili ‘il segretario’, ‘il rettore’, ‘il direttore’, ‘il presidente’, ecc.
2. Una decisione bizzarra più realista del re
C’è da chiedersi come i docenti (maschi e femmine) e gli studenti (maschi e femmine) della stessa Università di Trento abbiano accolto questa decisione rettoriale, a dir poco bizzarra. E c’è anche da chiedersi se le stesse femministe che sostengono l’uso del genere femminile per le professioni delle donne, es. la segretaria, ecc. rifiutando il “maschile inclusivo” es. il segretario denotante sia l’uomo che la donna, siano entusiasmate da questa iniziativa ufficiale, più realista del re.
3. Una scelta ideologica
È certamente comprensibile la scelta “ideologica” delle femministe di far corrispondere il genere grammaticale al sesso dell’individuo (maschile con maschio e femminile con femmina) pur con inevitabili incongruenze, es. la star s.f. denotante un uomo o una donna. Ma il “femminile sovraesteso” va decisamente contro la storia della lingua e l’uso naturale, istintivo della gente comune e normale. E stupisce ancor più che venga proposto da una Università statale. Modus est in rebus, verrebbe da dire.
4. Funzione del genere grammaticale
Dinanzi a un simile modo di ragionare, diventa arduo far capire al rettore dell’Università di Trento e al suo Consiglio di amministrazione, come sa qualunque studente universitario che abbia fatto un corso di linguistica generale, che il genere grammaticale dei nomi animati può sì denotare il sesso del referente ma che tale funzione è in ogni caso secondaria rispetto a quella primaria – valida per tutti i nomi animati e non -- di indicare tramite l’accordo la coesione morfo-sintattica di un testo favorendone la comprensione, per es. “una bella casa” (e non *“un bello casa”), “un bravo segretario” (e non *“una brava segretario”), “una brava notaia” (e non *“un bravo notaia”), ecc.
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1 commento:
Idiota è sia maschile che femminile. Non ha quindi bisogno di essere sovraesteso.
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