sabato 13 aprile 2024

Asportare...

 


Due parole su un verbo adoperato impropriamente, a nostro avviso, anche se siamo sbugiardati dai vocabolari: asportare. È pari pari il latino “asportare” (composto con “abs”, ‘via da’ e ‘portare’) e significa “levare, portar via da un luogo”: si prega la gentile clientela di non asportare (portar via) i portacenere sui tavoli del ristorante. Il suddetto verbo ha insito – secondo chi scrive – il concetto di inganno, violenza, rottura, strappo e simili. Mancando tale concetto non ci sembra appropriato l’uso nell’esempio del ristorante. Non diremo, quindi, gli inservienti hanno asportato tutto ciò che era nella stanza per far posto alla nuova mobilia; correttamente, ‘hanno portato via’. Corretto, invece, l’uso di asportare in frasi tipo: i banditi hanno asportato la cassaforte della banca. Correttissimo anche in ambito chirurgico: in seguito all’incidente gli hanno asportato un occhio. Ci sembrano altresì improprie espressioni tipo "pizza da asportare", "vino da asportare" (peggio ancora "d'asportare", con la preposizione "da" apostrofata, un vero e proprio granciporro), "tutta merce da asportare" e simili.

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La parola proposta da questo portale, ripresa dal Gabrielli: irremeabile (o inremeabile). Aggettivo. «Da cui non si può tornare o uscire; che non si può ripercorrere in senso contrario: la irremeabil porta (Poliziano) | fig. Inguaribile, inconsolabile, irrimediabile: la sua anima si smarriva in una tristezza e in orrore irremeabili (D'Annunzio)».


(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)



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