L'avverbio poco ha anche il comparativo e il superlativo organici (irregolari): meno e minimamente. Il superlativo assoluto è sostituito, per lo piú, con le forme regolari pochissimo, assai poco, molto poco. Nel superlativo relativo si può adoperare, ma non è consigliabile, il piú poco: dammene il piú poco possibile. Si può apostrofare davanti a sostantivi che cominciano con una vocale: poc'acqua. È obbligatorio l'apostrofo, invece, nella locuzione poc'anzi. E per finire, attenzione a non cadere nell'errore, comunissimo, di dire e scrivere poco a poco. L'espressione corretta è a poco a poco. I due "poco" devono essere sempre preceduti dalla preposizione "a"; omettendo la quale si cade in un francesismo che nell'idioma di Dante è da evitare.
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La
lingua "biforcuta" della stampa
Il giovane è finito al pronto soccorso di Anzio dove gli è stata assegnata una prognosi di 30 giorni. Non ha presentato denuncia ma è stata aperta comunque un'indagine
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È proprio vero che non si finisce mai d'imparare. Dalla stampa apprendiamo, ora, che la prognosi si assegna come si assegnano, per esempio, i posti a sedere in un teatro.
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Maxi focolaio nato da Italia-Belgio: "Inizia l'effetto Europei. E ora rischiamo la zona gialla"
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I massinforma continuano,
imperterriti, a non rispettare l'uso
corretto dei prefissi e dei prefissoidi. Correttamente: maxifocolaio. Treccani: maxi-. – Primo elemento di parole composte formate modernamente,
tratto dal lat. maxĭmus «massimo» per tramite dell’inglese e
in contrapp. a mini-, usato per indicare dimensioni o lunghezze
superiori al normale; originariamente adoperato nel linguaggio della moda (per
es., maxigonna, maxicappotto)
e anche nel linguaggio sport. (per es., maximoto), è molto frequente in ambito
giornalistico e nell’uso com. in luogo di perifrasi di analogo sign.: maxitruffa, maxitamponamento, maxirissa.
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