sabato 7 settembre 2019

Osservazioni (e suggerimenti)

Poche persone, probabilmente, sanno che il verbo “abbellire” ha un ‘fratello’, “abbellare” (che si coniuga secondo la I coniugazione), di uso prettamente letterario. È la forma metaplastica del primo. In linguistica si chiama “metaplasmo” (‘modellare in modo diverso’) ogni cambiamento di grafia e di pronuncia di una parola. Nel caso specifico - ma non tutti i linguisti sono concordi - c’è stato un cambiamento di coniugazione: dalla III (-ire) alla I (-are). 

 Si presti attenzione ai termini "sanguinario" e "sanguinoso": il primo può essere tanto sostantivo quanto aggettivo (quel sanguinario è stato arrestato dalla polizia; un pazzo sanguinario); il secondo è solo aggettivo (una ferita sanguinosa). Vediamo la “composizione”  e il significato “intrinseco” delle due parole. Sanguinario, dunque, significa “che è portato a uccidere” e ce lo dice il suffisso “-ario” atto a indicare un mestiere, una professione, un’attività (impresa / impresario; banca / bancario; sangue... sanguinario). Sanguinoso, invece, con il suffisso “-oso” che indica la presenza di una certa qualità o condizione, sta per “sporco di sangue”.

Mettere in guardia – l’espressione significa avvisare qualcuno di guardarsi da persone o da cose dalle quali potrebbe averne un danno e si costruisce, per tanto, con la preposizione da, non su: Paolo ha messo in guardia Giovanni dai risultati che otterrebbe se intraprendesse quella strada. I giornali non rispettano questa "regola" e scrivono su. Se amate la lingua…

 L'aggettivo "pronto", riferito a una persona, significa che è nell’assetto voluto per operareper agire: sono pronto a partire. È improprio adoperarlo in una frase con valore negativo; non scriveremo, come è capitato di leggere su un autorevole quotidiano: il presidente della Repubblica  pronto a non firmare il decreto. Scriveremo: dispostoorientatointenzionatodeterminato e simili, secondo il caso.

Molto spesso adoperando la locuzione “essere cosciente” siamo assaliti da un dubbio amletico: si fa seguire dalla  preposizione “di” o dalla congiunzione “che”? ‘Sono cosciente “di”...’ o ‘Sono cosciente “che”...’?
   Quest’espressione - togliamoci subito il dubbio -  si costruisce con la preposizione “di”, non con la congiunzione “che”: Giovanni era cosciente “di” avere sbagliato la strada; non “che” aveva sbagliato la strada. Si può ovviare al dubbio sull’impiego della preposizione o della congiunzione ricorrendo alla locuzione essere cosciente del fatto che: Giovanni era cosciente del fatto che aveva sbagliato la strada. Lo stesso discorso per quanto attiene a “essere consapevole”. 

Alcune persone - tra queste anche quelle non sprovvedute in fatto di lingua - scrivono e pronunciano il gerundio presente del verbo “sgranchire” in modo errato: sgranchiendo. Quella “i” è ortograficamente errata; la forma corretta è sgranchendo. E la ragione è semplicissima. Dall’infinito sgranchire si toglie la desinenza “-ire” e si aggiunge al tema (o radice) sgranch la desinenza del gerundio che è “-endo”: sgranch + endo = sgranchendo. Non è, insomma, un verbo - come erroneamente alcuni ritengono - che “contiene” il dittongo mobile. I verbi con il dittongo mobile - in linea generale - sono quelli che nel tema hanno le vocali “e” o “o” (non è il caso di sgranchire) che secondo la posizione dell’accento tonico dittongano, rispettivamente, in “ie” e in “uo”, come, per esempio, ‘sedere’ che diventa siedo o ‘accecare’ che diventa accieco. 

 

 

 

 

1 commento:

Monmartre Angeloise ha detto...

Buon giorno,
per quanto riguarda la nota a "Essere cosciente" io uso la solita regola per discriminare esplicite e implicite:
"Giovanni era cosciente che Paolo aveva sbagliato strada" poiché il soggetto è diverso;
"Giovanni era cosciente d'aver sbagliato strada" poiché il soggetto è uguale;
"Giovanni era cosciente che (egli stesso) aveva sbagliato strada" se c'è un intento particolare.
Non vedo distinzioni per questo particolare verbo.


Sempre grazie mille per i suoi spunti.