martedì 24 settembre 2019

La corretta collocazione dell'avverbio

Il 20 agosto scorso abbiamo visto la "mal coniazione" di alcuni avverbi, oggi vogliamo spendere due parole sulla corretta posizione dell'avverbio nella proposizione.
     In linea di massima l'avverbio (o modificante) si pone accanto al termine cui si riferisce e che deve modificare (donde il nome "modificante", appunto);  di solito precede l'aggettivo e segue il verbo: quel ragazzo è straordinariamente intelligente; Paolo è veramente encomiabile perché lavora intensamente. All'avverbio si può dare anche un "valore enfatico" collocandolo prima del verbo, invertendo, cioè, l'ordine "naturale": incredibilmente ha vinto l'ultimo in classifica.
     Gli avverbi  cosí detti di valutazione o di giudizio (sí, sicuro, sicuramente, certo, certamente, ovviamente, davvero, esatto, esattamente, appunto, di sicuro, per davvero, per l'appunto, di certo ecc.) devono essere collocati - secondo la legge grammaticale - all'inizio della proposizione: sicuramente Lino e Marta questa sera andranno al cinema.
     Da notare, infine, che l'avverbio di quantità "assai" nella parlata del centro-nord precede, di solito, l'aggettivo: Giovanni è assai povero; in quella meridionale, invece, molto spesso segue l'aggettivo: Giovanni è povero assai.

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Due parole sul verbo "appetire" perché può essere adoperato transitivamente e intransitivamente, cambiando di significato. In alcuni tempi, innanzi tutto, si coniuga con l'inserimento dell'infisso "-isc-" tra il tema (o radice) e la desinenza: io appetisco, noi appetiamo. Usato transitivamente sta per "bramare", "desiderare vivamente": tutti appetiscono una vita agiata. Adoperato intransitivamente significa "piacere", ma soprattutto "destare appetito" e nei tempi composti può prendere sia l'ausiliare avere sia l'ausiliare essere: quel particolare cibo mi ha/mi è sempre appetito.

 

 

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