In linea di massima l'avverbio (o modificante) si pone accanto al termine cui si riferisce e che deve modificare (donde il nome "modificante", appunto); di solito precede l'aggettivo e segue il verbo: quel ragazzo è straordinariamente intelligente; Paolo è veramente encomiabile perché lavora intensamente. All'avverbio si può dare anche un "valore enfatico" collocandolo prima del verbo, invertendo, cioè, l'ordine "naturale": incredibilmente ha vinto l'ultimo in classifica.
Gli avverbi cosí detti di valutazione o di giudizio (sí, sicuro, sicuramente, certo, certamente, ovviamente, davvero, esatto, esattamente, appunto, di sicuro, per davvero, per l'appunto, di certo ecc.) devono essere collocati - secondo la legge grammaticale - all'inizio della proposizione: sicuramente Lino e Marta questa sera andranno al cinema.
Da notare, infine, che l'avverbio di quantità "assai" nella parlata del centro-nord precede, di solito, l'aggettivo: Giovanni è assai povero; in quella meridionale, invece, molto spesso segue l'aggettivo: Giovanni è povero assai.
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Due parole sul verbo "appetire" perché può essere
adoperato transitivamente e intransitivamente, cambiando di significato. In
alcuni tempi, innanzi tutto, si coniuga con l'inserimento dell'infisso
"-isc-" tra il tema (o radice) e la desinenza: io appetisco, noi appetiamo. Usato
transitivamente sta per "bramare", "desiderare vivamente":
tutti appetiscono una vita agiata. Adoperato intransitivamente significa
"piacere", ma soprattutto "destare appetito" e nei tempi
composti può prendere sia l'ausiliare avere sia l'ausiliare essere: quel
particolare cibo mi ha/mi è sempre appetito.
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