Giovanni e Pasquale erano conosciutissimi in tutto il
quartiere per le loro bravate: intimorivano i commercianti, infastidivano i
passanti e le fanciulle, “scippavano” gli anziani non appena questi uscivano
dall’ufficio postale dopo aver ritirato i “quattro soldi” della pensione;
erano, insomma, il terrore del rione. Un giorno, non trovandosi d’accordo
sull’ultima impresa da compiere, litigarono violentemente e Pasquale che era il
piú “duro” si rivolse a Giovanni in malo modo, dicendo: stai tranquillo, oggi è
andata cosí, ma non è finita, ci rivedremo in pellicceria! Quest’espressione –
probabilmente sconosciuta ai piú – si usa nei confronti di coloro che
comportandosi con una certa astuzia e malvagità sono destinati a finire male
come i loro… simili. Come nel caso, appunto, di Pasquale e Giovanni, i “bulli”
del quartiere. Puccio
Lamoni (1), nelle sue note al “Malmantile racquistato” (2) (un poema burlesco), cosí
spiega l'espressione: “Questo è il commiato che noi finghiamo che si
diano le volpi una con l’altra; perché sapendo che devono essere ammazzate, e
le loro pelli vendute, dicono a’ loro figliuoli, quando da essi si separano: a
rivederci in pellicceria”.
***
La parola proposta da questo portale: trozzo. Sostantivo maschile con il quale
si definisce un gruppo di persone armate, perlopiú a scopo sedizioso. Anche
qui.
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