Quest'espressione - simile a quella, forse piú conosciuta,
"essere (o fare) il capro espiatorio" - si riferisce a una persona sulla
quale far ricadere tutte le colpe, vere o presunte, materiali e morali. La
locuzione ci riporta al Medio Evo, quando i cavalieri si allenavano al
combattimento... combattendo, lancia in resta, contro un fantoccio, girevole,
raffigurante la testa di un turco, il... nemico. Questa "testa" venne anche usata come bersaglio , e per molto tempo, nei baracconi delle fiere e nei
circhi. Sembra sia ancora in auge colpire il "turco" nelle sagre
paesane.
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I titolisti del giornale ci perdoneranno ma non
possiamo sottacere un'altra "linguaccia biforcuta": i bloccaruote. Questo sostantivo - e una
volta tanto tutti i vocabolari che abbiamo consultato concordano - è
invariabile: il bloccaruota / i
bloccaruota. Perché invariabile? Perché i nomi composti di una voce verbale
(bloccare) e di un sostantivo femminile singolare (ruota) - come abbiamo visto
altre volte - non prendono la desinenza del plurale: lo scioglilingua / gli
scioglilingua; lo spazzaneve / gli spazzaneve; il portacenere / i portacenere;
l'aspirapolvere / gli aspirapolvere; il bloccaruota... i bloccaruota. Si può usare anche come aggettivo, e sempre invariabile: ceppi bloccaruota.
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Sempre a
proposito di "lingua biforcuta"
Il caso
Il cardinale Ravasi cita il Vangelo
sugli stranieri: e viene riempito di insulti (qui)
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Amici,
amanti della "buona lingua", vi sembra corretto, in questo caso,
l'uso del verbo "riempire"? A noi, francamente, fa ridere...
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