sabato 23 giugno 2018

Blu...



Alcune persone - e tra queste dobbiamo annoverare, ahinoi, anche "gente di cultura" - sogliono mettere l’accento sull’aggettivo blu: è un errore grossolano. Vediamo il perché.

  C’è da dire, innanzi tutto, che questo aggettivo non è di nobili origini patrie, bensì francesi: bleu. L’uso erroneo dell’accento, quindi, potrebbe esser nato dal fatto che tutte le parole di origini francesi devono essere pronunciate con l’accento sull’ultima sillaba. Non è, però, il caso di blu che, oltre ad essere entrato a pieno titolo nel vocabolario della lingua italiana è, per giunta, un monosillabo e una “legge grammaticale” vieta l’uso dell’accento scritto sui monosillabi, tranne in casi particolari che esporremo per sommi capi cercando di non cadere nella pedanteria. Segneremo l’accento su alcuni monosillabi che hanno la medesima scrittura ma significato diverso: ‘dà’ (verbo) e ‘da’ (preposizione); ‘là’ (avverbio) e ‘la’ (articolo e pronome); ‘sé’ (pronome) e ‘se’(congiunzione); ‘dì’ (sostantivo, ‘giorno’) e ‘di’ (preposizione). Segneremo, altresì, l’accento sui monosillabi con dittongo ascendente: ciò, già, più, può eccetera. A questo proposito è bene ricordare che si chiama “ascendente” il dittongo in cui la vocale debole  ("i" e "u") precede quella forte ("a", "e", "o") in quanto la “sonorità” della pronuncia aumenta (‘ascende’) passando sulla seconda vocale: piove. Nel  caso contrario avremo un dittongo “discendente”: reuma. Tornando al nostro ‘blu’, dunque, non lo accenteremo salvo che nelle parole composte: gialloblù, rossoblù, biancoblù e via dicendo.

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E a proposito di blu, quindi di colore, ci piace riportare una massima di John Ruskin*: Le menti piú pure e piú pensose sono quelle che piú amano i colori.

* Qui.

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