C’è da dire, innanzi tutto, che questo
aggettivo non è di nobili origini patrie, bensì francesi: bleu. L’uso erroneo
dell’accento, quindi, potrebbe esser nato dal fatto che tutte le parole di
origini francesi devono essere pronunciate con l’accento sull’ultima sillaba.
Non è, però, il caso di blu che, oltre ad essere entrato a pieno titolo nel
vocabolario della lingua italiana è, per giunta, un monosillabo e una “legge
grammaticale” vieta l’uso dell’accento scritto sui monosillabi, tranne in casi
particolari che esporremo per sommi capi cercando di non cadere nella
pedanteria. Segneremo l’accento su alcuni monosillabi
che hanno la medesima scrittura ma significato diverso: ‘dà’ (verbo) e ‘da’
(preposizione); ‘là’ (avverbio) e ‘la’ (articolo e pronome); ‘sé’ (pronome) e
‘se’(congiunzione); ‘dì’ (sostantivo, ‘giorno’) e ‘di’ (preposizione).
Segneremo, altresì, l’accento sui monosillabi con dittongo ascendente: ciò,
già, più, può eccetera. A questo proposito è bene ricordare che si chiama
“ascendente” il dittongo in cui la vocale debole ("i" e "u") precede quella
forte ("a", "e", "o") in quanto la “sonorità”
della pronuncia aumenta (‘ascende’) passando sulla seconda vocale: piove.
Nel caso contrario avremo un dittongo
“discendente”: reuma. Tornando al nostro ‘blu’, dunque, non lo accenteremo
salvo che nelle parole composte: gialloblù, rossoblù, biancoblù e via dicendo.
***
E a proposito
di blu, quindi di colore, ci piace riportare una massima di John Ruskin*: Le menti piú pure e piú pensose sono quelle
che piú amano i colori.
* Qui.
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