giovedì 30 settembre 2010

«Eccetera»


Due parole, due, sull’avverbio “eccetera” (dal latino ‘et cetera’) vale a dire “e le altre cose”, “e il resto”, “il rimanente”. Si adopera - nello scritto e nel parlato - per omettere cose facilmente comprensibili o simili. Si usa, insomma, per sottintendere o per evitare tutto ciò che segue di una enumerazione, di una citazione di cui siano già stati espressi i vari elementi: l’articolo, l’aggettivo, il sostantivo eccetera sono parti del discorso. Nello scritto si abbrevia in “ecc.” (si può trovare anche abbreviato alla francese in “etc.”, ma in buona lingua è assolutamente da evitare) e non si fa precedere e seguire dalla virgola.
Si può anche adoperare - forse pochi lo sanno - come sostantivo maschile invariabile: avresti potuto evitare tutte queste ripetizioni con alcuni eccetera.

PS: Taluni fanno seguire “ecc.” dai puntini di sospensione. Da evitare assolutamente. Si veda, in proposito, questo collegamento:
http://forum.accademiadellacrusca.it/forum_8/interventi/3550.shtml

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