lunedì 9 settembre 2024

La borgomastra? E chi lo vieta!?

 


Un nostro assiduo lettore, che chiede di rimanere incognito, con una squisita elettroposta desidera sapere se esiste il femminile di borgomastro, termine corrispondente al nostro sindaco in uso in Germania e nei Paesi di area teutonica. Ha consultato tutti i vocabolari in suo possesso – scrive – ma non ha trovato una risposta. Esiste, insomma, il femminile? Per chi scrive, cortese amico, esiste eccome, anche se non attestato nei vocabolari: “borgomastra” (il plurale, naturalmente, "borgomastre"). Secondo la grammatica della lingua italiana i sostantivi maschili in “-o” formano il femminile mutando la desinenza “-o” in “-a”: sarto/sarta; cuoco/cuoca; maestro/maestra; figlio/figlia. Borgomastro nella forma femminile diventa, pertanto, borgomastra, in conformità delle norme grammaticali. Sotto il profilo etimologico il termine è composto con le voci germaniche “burg” (borgo, città) e “meister” (comandante, capo), alla lettera il “capo della città”. Tornando alla lingua di Dante il femminile “borgomastra” (anche se “snobbato” dai vocabolari) si trova in alcune pubblicazioni. E l'estensore di queste noterelle concorda pienamente.



(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)


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