domenica 27 marzo 2022

L' aposiopèsi

 


Ciò che stiamo per scrivere sarà censurato da qualche linguista o sedicente tale - ne siamo certi - se per caso ci dovesse leggere. Siamo convinti, però, della bontà della nostra tesi e proseguiamo per la nostra strada. Vogliamo parlare di una figura retorica chiamata “aposiopèsi” e ritenuta affine, per non dire identica alla “preterizione”. A nostro avviso, invece, sono due figure con significati completamente diversi. La preterizione, dal latino “praetéreo” (trascurare, passare oltre) è una figura retorica per la quale il parlante o lo scrivente dichiara di non voler parlare di un determinato argomento ma ne... parla subito dopo. Petrarca ci dà un bellissimo esempio di preterizione: “Cesare taccio, che per ogni piaggia fece l’erbe sanguigne di lor vene ove il nostro ferro mise”. 

L’aposiopèsi (probabilmente poco conosciuta sotto questo nome perché ritenuta, appunto, sinonima di preterizione), dalle voci greche “apo” (da, particella intensiva) e “siòpesis” (taccio, ammutolisco, passo in silenzio, trascuro), consiste, invece, nel tacere qualcosa nel corso del discorso e nello scritto è rappresentata dai puntini di sospensione. Si usa, generalmente, per richiamare l’attenzione su ciò che si è taciuto, ma facilmente comprensibile. Si adopera anche per esprimere un dubbio, una certa perplessità, un’esitazione di chi scrive. Ecco un esempio manzoniano: “Lo può; e potendolo... la coscienza... l’onore...”. Concludendo queste noterelle possiamo affermare (e attendiamo eventuali smentite) che la preterizione “parla dopo”, l’aposiopèsi “non parla né prima né dopo”.


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La lingua "biforcuta" della stampa

LE NUOVE REGOLE

 Super Green Pass, quarantene e mascherine: ecco cosa cambia dall'1 aprile con la fine dello stato di emergenza

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Correttamente: dal 1 aprile. Crusca: Le indicazioni comprendenti anche mese e giorno sono introdotte modernamente da un articolo maschile singolare: «il 20 settembre 1870»". Per estensione, si può aggiungere che, nel caso di una data come 11/10/1989, l'articolo che vi si anteporrà sarà l' (seguendo la pronuncia della data: l'undiciottobre millenovecentoottantanove); stessa regola vale per le date che iniziano con 1: anche per queste, si considera il modo in cui tali date vengono pronunciate e quindi si scriverà il 1/2/2003 (cioè il primo febbraio duemilatré). Infatti, come specifica Serianni, "Per i giorni del mese si usa l'ordinale per il giorno iniziale [...], ma il cardinale per i giorni successivi, siano o non siano accompagnati dal giorno del mese [...]."





 



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8 commenti:

V.Ppnr ha detto...

Una domanda, Raso: l'inciso "ne siamo certi" (primo periodo) è riferito a "... sedicente tale" oppure a "... sarà censurato..."?
Vittorio Pepe

Fausto Raso ha detto...

Pepe,
secondo il "buon senso" si riferisce a "sarà censurato". Mi sembra ovvio. Poi...
FR

il puntiglioso ha detto...

Gentile Dott. Raso,
ho l'impressione che questo signor Pepe abbia il solo scopo (da quanto scrive) di "demolire" il suo preziosissimo lavoro. Ancora gli risponde?
Grazie e un saluto

V.Ppnr ha detto...

@ puntiglioso
Noto che anche lei usa virgolette ed espressioni iperboliche. Bene.
Demolire?!
Neanche per sogno: pongo domande, espongo perplessità e dubbi, esprimo le mie opinioni, spesso differenti da quelle di Raso.
Qualche problema?
Vittorio Pepe

V.Ppnr ha detto...

Poi...
Sarà che sono privo di buon senso (perché le virgolette?), sarà che a me non sembra ovvio.
Se riferito a "sarà censurato" l'inciso sarebbe stato meglio dopo "sarà censurato".
Poi...
Vittorio Pepe

V.Ppnr ha detto...

Per giunta, caro "puntiglioso", io mi attengo agli argomenti trattati, cioè ad argomenti linguistici.
Lei invece?
Vittorio Pepe

il puntiglioso ha detto...

Per il sig. Pepe,
io seguo solo, con religiosa attenzione, i preziosi suggerimenti linguistici del dott. Raso.

V.Ppnr ha detto...

Anch'io seguo, ma NON in religioso silenzio.
Vittorio Pepe