sabato 26 marzo 2022

Come è "nata" la carta assorbente

 


F
orse pochi sanno che la carta assorbente nacque per l’errore di un operaio, errore che gli costò il licenziamento da parte del proprietario della cartiera dove lavorava, in una località del Regno Unito. Il dipendente aveva dimenticato di mettere, nell’impasto di una carta comune, la giusta quantità di colla. Trascorso un po’ di tempo, il padrone della cartiera si accorse che quella carta, che egli riteneva inutilizzabile, assorbiva l’inchiostro senza spanderlo: il povero operaio, inavvertitamente, aveva fatto un’importantissima scoperta. Questo tipo di carta, eccezionale, venne lanciato sul mercato riscotendo un immediato e enorme successo facendo la fortuna del “cartaio”. Da quel momento la cartiera produsse esclusivamente carta assorbente e l’operaio, riassunto con tutti gli onori, ne divenne il direttore.


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Uso corretto del gerundio


Ai tempi della scuola ci hanno insegnato molte “inesattezze”, come quella che il gerundio non si può adoperare se non si riferisce al soggetto della proposizione reggente e non si può trovare a inizio di frase. Niente di piú “falso”, lo sostiene Francesco Sabatini (già presidente della “Crusca”) rispondendo a un quesito di un lettore.

Il lettore ci pone un quesito che rivela, ancora una volta, come le spiegazioni approssimative di molti libri di grammatica (desiderosi di essere soprattutto brevi) possono creare dubbi d’ogni sorta. La regola che mette in guardia dall’usare, in una frase implicita, il gerundio riferito a un altro soggetto che non sia quello della frase reggente, gli è stata forse presentata in maniera tanto cieca da fargli supporre che, tolto questo caso, il gerundio non si possa usare. Quella regola invece si completa dicendo che il gerundio di una frase implicita può riferirsi anche a un soggetto diverso da quello della reggente a patto che quel soggetto venga introdotto, con un nome o un pronome: la frase citata come difettosa – Essendo tu un bravo studente, io ho stima di te – è invece assolutamente corretta. C’è un solo accorgimento da rispettare: il soggetto di un gerundio non riferito al soggetto della frase reggente va posposto al gerundio (Essendo tu …; non Tu essendo, una posizione accettata nell’uso antico, che oggi suonerebbe aulica). È chiaro che quest’uso è proprio di uno stile un po’ ricercato, dal momento che più comunemente si dice: siccome sei un bravo studente, … o visto che sei …. Esistono poi altri casi di non “coreferenza” del gerundio al soggetto della frase reggente: quando si mette al gerundio un verbo impersonale (Piovendo a dirotto, non siamo usciti di casa); quando si introduce un cosiddetto “soggetto generico” (Ripensandoci, le tue parole non mi sono piaciute; cfr. L. Renzi, Grande grammatica italiana di consultazione, vol. II, Bologna, Il Mulino, 1991, pp. 572-574), meglio ancora quando un soggetto generico del gerundio si associa a una reggente impersonale: (sbagliando, s’impara)».



 

(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi: saranno prontamente rimosse)


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