Con il termine “sinonimia” si intende – in linguistica – una corrispondenza semantica di due o più parole, vale a dire una “somiglianza” di significato di due o più vocaboli. Alcuni, in proposito, sono convinti del fatto che “sinonimia” equivale/equivalga a “identicità”. Così non è: non esistono in lingua italiana (ma neanche nelle lingue straniere, se non cadiamo in errore) vocaboli che potremmo definire “gemelli”; c’è sempre una piccola sfumatura di significato.
Per questo
motivo alcuni linguisti, prudentemente, tendono a precisare che sono chiamati
“sinonimi” i nomi che hanno il medesimo significato “fondamentale”; c’è sempre,
infatti, qualcosa che sfugge e rende impossibile la “perfetta” equivalenza dei
significati. I linguisti, insomma, sempre per il motivo su citato, parlano di
"sinonimia assoluta" e "sinonimia approssimativa". Nella
sinonimia approssimativa i vocaboli sinonimi sono intercambiabili solamente in
determinati contesti. Provate a sostituire, infatti, sala da ballo con camera
da ballo e vedrete che il conto non torna, per usare
un’espressione dell’aritmetica. Si può benissimo dire, invece – il
conto torna – sala da pranzo o camera da
pranzo (anche se camera in questo caso non è un
termine appropriato).
Nella sinonimia assoluta i vocaboli sinonimi sono, viceversa, intercambiabili in tutti i contesti. Bisogna dire, però, che i sinonimi assoluti sono veramente molto rari. Sono assoluti, per esempio, le preposizioni 'tra' e 'fra' anche se, a voler sottilizzare, c’è una differenza a livello stilistico: al fine di evitare la successione di sillabe uguali si preferisce dire, per esempio, tra fratelli piuttosto che fra fratelli.
Vediamo, per cercare di essere ancora piú chiari, alcuni esempi di sinonimi spallati (sic!), secondo il parere di chi scrive. In parentesi i sinonimi "appropriati": nell'impeto (nella foga) del discorso il conferenziere ha usato termini un po' offensivi; in occasione della nascita degli eredi, i regnanti sono soliti compiere atti di grande benignità (clemenza); il nipote di Giovanni frequenta il secondo corso (la seconda classe) dell'istituto tecnico; Luigi rammenta (ricorda) sempre, con immenso rimpianto, i nonni paterni e materni; abbiamo scritto per errore (sbaglio) una parola invece di un'altra.
I lettori desiderosi
di approfondire l'argomento potranno consultare un buon vocabolario per vedere
la "differenza semantica" che intercorre, per esempio, tra 'sbaglio'
e 'errore' o tra 'impeto' e 'foga'.
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La tregua, come si può leggere nei comuni vocabolari della lingua italiana, è di per sé 'temporanea'. Qui, qui, qui e qui. Quanto a "nuova", siamo un po' perplessi. C'è una tregua "vecchia"? Diremmo: domani un'altra tregua.
(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico,
quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi: saranno prontamente rimosse)
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