Gentili amici, vi siete mai chiesto/ti perché la persona che confeziona, taglia e cuce abiti per uomo o per donna si chiama "sarto"? Donde viene, dunque, questo sarto? Come sempre occorre rifarsi al latino, al tardo latino, "sartus", participio passato di "sarcire", accomodare, rappezzare, aggiustare e simili. Oggi il sarto non "rappezza" piú i vestiti, non mette, cioè, il pezzo di stoffa che manca (rappezzo) li confeziona "ex novo". La voce, potremmo dire, ha acquisito un'accezione piú "nobile". In senso figurato si definisce rappezzatore l'autore di opere letterarie grossolanamente rabberciate.
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Dal sito "libreriamo" alcuni "test" per mettere alla prova la nostra/vostra conoscenza della grammatica italiana.
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La lingua "biforcuta" della stampa
Casa della Resistenza
di via dei Giubbonari: la gestione a un misterioso comitato che nessuno conosce
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Se il comitato è misterioso è ovvio che nessuno lo conosca/conosce.
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