lunedì 12 aprile 2021

Sgroi - 102 - Grammatico e/o linguista?

 


di Salvatore Claudio Sgroi

 

         1. L'evento editoriale: una bussola nel mare magnum delle scienze del linguaggio

Un titolo quanto mai pertinente quello apparso nella collana "Bussole" della Carocci: Che cos'è la linguistica di Gaetano Berruto (pp. 142, euro 12), autore ben noto di testi istituzionali (di sociolinguistica Laterza 2004, Carocci 2012; e con M. Cerruti, Utet 2015, e inoltre La linguistica, Utet 20111, 20172).

Un mini-manuale accuratissimo: non piatto, ma critico e problematico, non solo per la lettura sistematica (destinato a studenti, insegnanti ecc.), anche per la puntuale consultazione grazie all'indice dei tecnicismi e degli esempi, e per la bibliografia (anche ragionata) di oltre un centinaio di titoli selettivi per ulteriori approfondimenti.

2. Teoria linguistica e lingue del mondo

In quanto mini-manuale l'A. si propone di definire il complesso "oggetto" della linguistica generale ricorrendo a un apparato teorico-terminologico opportunamente definito e con pertinente esemplificazione minimale tratta per lo più dall'italiano contemporaneo e (p. 18) antico, ma anche da altre lingue: inglese (pp. 26-27, 53, 58-59, 81, 90, 95, 97, 103-104), latino (pp. 16, 50, 51, 53, 57-58, 103-4, 115), francese (pp. 43, 53, 81, 90, 95, 104), tedesco (pp. 58-59, 81, 90), dialetti italiani (pp. 18, 53, 90), romeno-spagnolo-portoghese (pp. 53, 104), greco-arabo-aramaico (p. 16), cinese mandarino, somalo (p. 103), mentre altre lingue sono menzionate pur senza esemplificazione in quanto tipologicamente diverse (pp. 84-85), rappresentative delle oltre 7mila lingue esistenti nel mondo (pp. 12, 40).

 2.1. Il "linguaggio" (verbale e non-verbale): oggetto delle scienze del linguaggio

Ma l'"oggetto" della linguistica è in realtà assai complesso. Cos'è il "linguaggio", verbo-orale (degli udenti) e verbo-gestuale (dei non-udenti), e non-verbale umano (naturale, sogni ecc., e artificiale, arti, ecc.) e non-umano (degli animali non-umani: zoosemiotica, delle piante: fitosemiotica, ecc.), cos'è una "lingua": sono domande che richiedono risposte complesse da parte di più discipline, a partire dalla (saussuriana) semiologia (cfr. pp. 9-11).

 2.1.1. L'"onnipotenza semantica": specifica delle lingue storico-naturali?

Non diversamente problematica è la cosiddetta "onnipotenza semantica" (o "onniformatività") delle lingue storico-naturali quale specificità del linguaggio verbale, in grado cioè di verbalizzare o "dar forma" a qualsiasi contenuto esperienziale, in maniera peraltro sempre perfettibile.

 2.2. La linguistica: scienza "molle"

La linguistica, come ampiamente illustrato da Berruto (pp. 7-34), è lungi dal presentarsi come teoria coerente, semplice e soprattutto "adeguata" e condivisa da tutti gli specialisti. Ci si trova infatti dinanzi a una varietà notevole di modelli teorici, nessuno dei quali pienamente adeguato a dar conto delle oltre su ricordate 7mila lingue attestate nel mondo, e rispetto ai quali nessun linguista è in grado di orientarsi facilmente (a volte neanche di capire) (pp. 30-33).

Berruto si sofferma quindi nel cap. 1 La linguistica che cos'è? a illustrare il carattere "biologico-naturale" e "sociale-culturale" del linguaggio umano (pp. 17-24) diversamente focalizzato secondo le scuole linguistiche, con attenzione all'ontogenesi, al formalismo e funzionalismo, alle funzioni, al centro e periferia del linguaggio, per concludere che "Il linguaggio/la lingua è allo stesso tempo uno strumento sociale che utilizza un oggetto biologico e un oggetto biologico che trova la sua estrinsecazione come strumento sociale" (p. 29). Alla fine mostra il carattere "molle" (p. 33) della linguistica rispetto ad altre discipline "dure" per es. matematica e fisica (p. 34), soffermandosi sulle varie specializzazioni e sotto-specializzazioni.

 3. Scelte teoriche del mini-manuale

A partire dal cap. 2 l'A. esplicita comunque le scelte da lui fatte illustrando (pp. 35-42) sulla scia di Saussure (pp. 9-13) la differenza tra linguistica interna e linguistica esterna (p. 36), tra linguistica sincronica, linguistica diacronica, linguistica storica e linguistica descrittiva e generale (p. 39), linguistica genealogica, linguistica tipologica (p. 42), ecc.

 3.1. Nativofono chi produce frasi "corrette" grazie a regole interiorizzate

Il linguista cerca di dar conto della "competenza" (nativa) (p. 45) dei parlanti di una lingua, esplicitando le Regole in parte innate in parte acquisite inconsciamente dall'interazione con gli altri, competenza che si realizza nella "esecuzione" (ibid.) degli infiniti usi della lingua.

Nativofono, ovvero "parlante nativo" (ibid.), è così chi ("colto, semicolto, incolto" p. 115), avendo "acquisito" (pp. 13, 45) (più che "appreso") nei primi anni di vita, nel processo di socializzazione primaria un idioma, è in grado di produrre frasi "corrette" grazie alla interiorizzazione di "regole", ben diverse, precisa Berruto, dalle "norme della corretta lingua formulate dai grammatici" (p. 45).

Le frasi "grammaticali" (p. 43) sono così distinte dalle frasi "agrammaticali" o "non-grammaticali" o "mal formate" (p. 44), ovvero innaturali (qui asteriscate), che nessun parlante nativo direbbe, o anche "impossibili" (p. 43), per es. *Maria partivano per Milano (p. 44). Ma anche le frasi giudicate scorrette dai grammatici fanno parte della competenza nativa di parlanti, per es. chiama a Pietro (p. 116) nell'italiano regionale meridionale (p. 115). O nell'italiano popolare (p. 115), aggiungiamo, il periodo ipotetico col doppio condizionale (es. se potrei lo farei) è "scorretto", "sgrammaticato" per i normativisti, ma "grammaticale", "ben formato" per i (socio)linguisti in quanto generato da precise regole da esplicitare.

 3.2. "Regole" sì e le "norme"?

Ma va anche detto che il grammatico-linguista deve esplicitare, oltre le regole, i criteri sociali per cui un enunciato, pur nativamente grammaticale, è giudicato -- normativamente -- errato. Un duplice criterio alla base di un uso "corretto" o "adeguato" potrebbe essere, per es., come abbiamo in questo blog e in altre sedi proposto, l'essere comprensibile e nello stesso tempo non tipico dell'italiano popolare, che come il citato periodo ipotetico col doppio condizionale non garantisce l'integrazione sociale.

 3.2.1. Non "sbagliato" ma "inappropriato"; ovvero "scorretto" = 'non-standard'

Su questo punto Berruto da un lato prende giustamente le distanze dal "grammatico-purista" (pp. 14-15) quando precisa che "L'atteggiamento del linguista è sempre descrittivo, mai prescrittivo, né tanto meno puristico" (p. 16).

Dall'altro sembra assumere una posizione di mediazione quando osserva che "il giudizio [del linguista] non sarà di 'giusto' o 'sbagliato' in assoluto, bensì di 'appropriato' o 'inappropriato' in quel determinato contesto" (p. 15), ma senz'alcun esempio, riferibile si direbbe alle varietà diafasiche (situazionali) o anche diamesiche (scritto/parlato/trasmesso) (p. 115).

Segue una ulteriore puntualizzazione -- secondo cui "il giudizio di sbagliato, scorretto, ha senso solo se riferito a una conformità con la norma standard della lingua assunta come metro di riferimento: e va inteso come 'non corrispondente allo standard'" (pp. 15-16). Al riguardo Berruto cita due ess. (reali) in Facebook di italiano popolare:

(i) veniamo portati a Torino con il trenino che ['con cui'] siamo arrivati;

(ii) ce [= c'è] qualcuno che può darmi un sito che ["da dove"] posso scaricare dragon ball z in itagliano [= italiano]. 

Ma tale puntualizzazione rischia invero di essere troppo ampia perché vi rientrano non solo gli ess. di italiano popolare ma anche gli ess. di variazione diatopica (in bocca a parlanti colti o incolti che siano). E gli italofoni, se non altro parlando, non sono per lo più "standardo-foni" e sarebbero quindi sempre "scorretti".

 4. Come procede la linguistica

Nel cap. 2 "Nell'universo della linguistica", a partire dal § 2.3 "Come procede la linguistica" (pp. 42-62) l'A. illustra con concrete esemplificazioni in italiano il suo modo di analizzare i testi ai vari livelli (sintassi, morfologia) in un'ottica testuale, sociolinguistica e interlinguistica, (pp. 42-54). E si sofferma altresì (pp. 55-62) su alcuni "Princìpi dell'analisi della lingua", distinguendo saussurianamente il "segno" in "significante" e "significato", morfema, fonema e foni, ecc.

 5. "La lingua 'dal di dentro'": Sintassi, Morfologia, Fonetica/Fonologia, Lessico/Semantica

Il cap. 3 è dedicato a "La lingua 'dal di dentro'" ovvero ai classici "livelli di analisi e settori della linguistica", quali la Sintassi (pp. 63-83) strutturale e generativa, con definizione di frase, tipologia delle frasi, definizione di sintagma; la definizione di soggetto; la Morfologia derivazionale e flessionale (pp. 83-91); la Fonetica e la fonologia (pp. 91-98); il Lessico e la semantica (pp. 99-109), sempre evidenziando i problemi posti dalla identificazione di tali livelli.

 6. La lingua 'dal di fuori': sociolinguistica, pragmatica, linguistica applicata

Il cap. 4 riguarda "La lingua 'dal di fuori': la società e gli usi", dove l'A. si sofferma sulla sociolinguistica (pp. 111-16), in particolare sulla nozione di "architettura della lingua" con le classiche variazioni sociale (diastratica), geografica (diatopica), situazionale (diafasica), parlato-scritto (diamesica), storica (diacronica), opportunamente esemplificate.

La pragmatica è illustrata (pp. 117-24) per quanto riguarda gli atti linguistici di J.L. Austin, di J. Searle, la mitigazione, la intensificazione, le massime di P. Grice, la logica della cortesia (G. Lakoff), le frasi marcate con dislocazione a destra e frasi scisse (pp. 122-23), le inferenze e le presupposizioni.

Nel § finale sulla linguistica applicata (pp. 124-28) Berruto accenna tra l'altro alla semplificazione del linguaggio amministrativo, e si sofferma sulla linguistica criminologica con la identificazione geografica a opera di John Trumper delle telefonate anonime nel caso del rapimento di A. Moro o della strage di Peteano, ecc.

 7. Grammatica tradizionale e grammatica moderna

Ma un testo del genere può avviare il lettore a cogliere le differenze tra la tradizionale, scolastica "analisi logica" e la moderna analisi sintattica.

 7.1. Frasi dipendenti (o subordinate): frasi argomentali (completive) vs frasi circostanziali (o avverbiali) vs frasi relative

A livello sintattico, notevole è la tipologia delle frasi dipendenti o subordinate (p. 72), ora distinte in:

(i) "argomentali/completive", essenziali, es. arrivare in ritardo [= soggettiva] non piace a nessuno;

(ii) "circostanziali (o avverbiali)" in quanto eliminabili, per es. le causali: Gianni sta in silenzio perché Maria legge un libro;

(iii) "relative restrittive", es. Maria legge il libro che le ha regalato Gianni.

Non meno rilevante è l'analisi delle "frasi marcate" (p. 122), "scisse" (p. 123), con dislocazione "a destra" (pp. 69, 123) es. le stavo spiegando a una mia amica, o, aggiungiamo, anche "a sinistra", come il bistrattato scolasticamente a me mi piace, entrambi i tipi logicisticamente giudicati dalla scuola "errati".

O la nozione di valenza e attante (o argomento) (p. 82), con i verbi zerovalenti (es. piove), mono-valente (esco), bi-valenti (comprare qualcosa), tri-valenti (scrivere una lettera a qualcuno), ampiamente messa in pratica nel Dizionario di Sabatini-Coletti (1997, 2007).

          7.2. Soggetto vs Esperiente vs Tema vs Dato

La nozione di soggetto (pp. 78-83) a livello sintattico è l'elemento "con cui il verbo concorda in persona e numero" (pp. 78-79), es. del pane è ammuffito (p. 78), che cosa faceva la zia? (p. 80), a Gianni piacciono i gelati (p. 79); piace andare al cinema (in a Gianni piace andare al cinema) è invece il "soggetto frasale" (ibid.), dipendente soggettiva.

Il soggetto (sintattico) è quindi distinto a livello semantico dal Ruolo tematico (esperiente, ecc.) e a livello pragmatico dal Tema e dal Dato.

Così nella frase A Gianni piace andare al cinema (p. 78) A Gianni è semanticamente "esperiente", tradizionalmente "soggetto logico"; pragmaticamente è il "tema" o "topic" (p. 80) ovvero "in genere all'inizio della frase" (p. 8) "ciò su cui si dà informazione" (p. 80); e piace andare al cinema è "il rema" (ibid.), ovvero l'"informazione che viene data riguardo al tema". E ancora il "dato" è "l'informazione supposta come nota" (ibid.), rispetto al "nuovo" ovvero "l'informazione che viene posta come non già nota" (ibid.).

                                                                                                

8. Un augurio

In conclusione, un volumetto prezioso come quello di Berruto crediamo possa far nascere nei giovani studenti, anche pre-universitari, l'amore per la linguistica, come poteva capitare a chi si era imbattuto nell'aureo manualetto di Bruno Migliorini, Linguistica (Le Monnier 19461, 19502, 19593, 19664 pp. 116). E magari il desiderio di coltivare la linguistica come disciplina professionale in una università, oggi in profonda crisi, che in questi ultimi anni non è stata certamente oggetto di investimenti da parte dello Stato come sarebbe stato pur necessario.

 Sommario

 1. L'evento editoriale: una bussola nel mare magnum delle scienze del linguaggio

2. Teoria linguistica e lingue del mondo

2.1. Il "linguaggio"(verbale e non-verbale): oggetto delle scienze del linguaggio

2.1.1. L'"onnipotenza semantica": specifica delle lingue storico-naturali?

2.2. La linguistica: scienza "molle"

3. Scelte teoriche del mini-manuale

3.1. Nativofono chi produce frasi "corrette" grazie a regole interiorizzate

3.2. "Regole" sì e le "norme"?

3.2.1. Non "sbagliato" ma "inappropriato"; ovvero "scorretto" = 'non-standard'

4. Come procede la linguistica

5. "La lingua 'dal di dentro'": Sintassi, Morfologia, Fonetica/Fonologia, Lessico/Semantica

6. La lingua 'dal di fuori': sociolinguistica, pragmatica, linguistica applicata

7. Grammatica tradizionale e grammatica moderna

7.1. Frasi dipendenti (o subordinate): frasi argomentali (completive) vs frasi circostanziali (o avverbiali) vs frasi relative

7.2. Soggetto vs Esperiente vs Tema vs Dato

8. Un augurio





 

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