Riteniamo di fare cosa utile (e gradita) riportare — così come ci vengono alla mente, senza un nesso logico — alcuni errori di "uso comune" affinché coloro che ci onorano della loro attenzione e che amano il bel parlare e il bello scrivere ne prendano coscienza e li evitino (anche se molti errori hanno il beneplacito delle così dette grandi firme del giornalismo). Vediamo.
Fra, troncamento di frate (fra-te), si scrive senza accento e
senza apostrofo: fra Giovanni; fra Cristoforo; fra Galdino. Alcuni
vocabolari ammettono l’apostrofo e l'accento (sia pure di uso raso):
snobbateli.
Complementarità, senza la e (non complementarietà, quindi), perché
deriva da complementare; varietà, con la e, perché viene da vario.
Deducete voi, amici, la regola empirica.
Il comparativo di male è peggiore; è errato, per tanto, dire "piú male". Quest’ultima forma (più male) esiste ma si adopera solo quando male è in funzione di sostantivo: ha fatto più male lui all’azienda che non cento impiegati.
Intra-, prefisso di parole composte, non vuole il raddoppio della consonante che segue (al contrario di infra-): intravedere (errato intravvedere, anche se alcuni vocabolari...).
Decina, non diecina, anche se il termine è un derivato di dieci.
Onorificenza, non onoreficenza.
Vicino, si deve far seguire dalla preposizione "a": vicino a Roma.
Tre, nei composti prende, tassativamente, l'accento acuto: ventitré, sessantatré.
Adiacente, si costruisce con la preposizione "a" (non con l'articolo): la campagna adiacente al centro abitato.
Attimo, non si usi mai il diminutivo "attimino" per indicare un piccolissimo lasso di tempo: un attimo è già questo.
E finiamo con terraqueo che non è grafia errata, come molti sostengono, anzi è da preferire a quella ritenuta più corretta, terracqueo, perché riflette la provenienza latina.
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La lingua "biforcuta" della stampa
REGNO UNITO
La Regina affitta i giardini di Buckingham Palace per fare
pic-nic. Quasi 70mila richieste in un
giorno
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Correttamente: picnic (parola unica). Treccani: picnìc s. m. [dall’ingl. picnic ‹pìknik›, che a sua volta è dal fr. pique-nique, comp. di piquer nel senso di «spilluzzicare» e prob. di un ant. nique «piccola cosa di scarso valore»]. DOP (Dizionario di Ortografia e di Pronunzia):
Il diavolo vuol papa Paolo
Questo modo di dire — probabilmente sconosciuto a buona parte
dei gentili lettori — dovrebbe esser noto agli amici perugini e a quelli
romani, sebbene con qualche sfumatura, in quanto il detto nato in terra
d’Umbria è stato "trasportato" nella città dei Cesari. Ma cosa sta a significare?
Che nella vita, a volte, per vivere in santa pace è necessario stridere e
tacere.
Si dice, dunque, che questa locuzione sia nata a Perugia sotto il pontificato
di Paolo III il quale, per tenere a bada gli abitanti di quella città (che
tentavano di ribellarsi), fece edificare un’immensa fortezza che li dominava da
tutte le parti: in questo modo ogni tentativo di sommossa era scongiurato.
Così sottomessi i Perugini dicevano a denti stretti: «Giacché così vuò il
diavolo, evviva papa Pavolo». Questo detto perugino, divenuto proverbio,
arrivò a Roma trasformato in «il diavolo vuol papa Paolo».
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