Abbiamo notato che molti testi (se non tutti) di lingua, anche quelli di autorevoli esponenti della “lingua ufficiale”, tralasciano la trattazione del complemento di circostanza. Questo complemento, invece – anche se poco conosciuto, perché “snobbato” da molti autori, appunto – è importantissimo perché compare di frequente nel quotidiano linguaggio familiare. Va conosciuto, quindi, e adoperato in modo corretto. I complementi, dunque, chiamati anche “espansioni” o “determinazioni”, lo dice la stessa parola che viene dal latino “complère” (completare), servono a "completare", a “determinare”, a “espandere” in modo piú ricco e dettagliato lo schema-base della frase, costituito dal soggetto e dal predicato (verbo). Quando diciamo, per esempio, “Franco legge un libro”, con la parola “libro” completiamo o “espandiamo” in modo dettagliato lo schema-base della frase “Franco legge”. In questo caso abbiamo il complemento oggetto (libro). Tra i complementi, dicevamo, bisogna includere quello di “circostanza” che indica in quali circostanze (temporali, fisiche, ambientali ecc.), appunto, si verifica l’azione espressa dal predicato. Si riconosce facilmente perché risponde alla domanda (sottintesa) “in quali circostanze?”, “in quali condizioni?” ed è introdotto dalla preposizione “con”: ho letto quel libro “col ” mal di testa. In quali condizioni (ero quando) ho letto il libro? “Col ” mal di testa (complemento di circostanza).
A questo punto crediamo
sia meglio dare la “parola” la linguista
Leo Pestelli, il quale, con somma maestria, farà chiarezza sul sopra citato
e “snobbato” complemento meglio di
quanto abbia tentato di fare l’estensore di queste modeste noterelle:
Della
cospicua famiglia dei complementi, quello di circostanza è uno dei minori: ma
non perciò vuol essere strapazzato
come facciamo. Il complemento di circostanza, anche quando sia significato per
mezzo d’una locuzione assoluta articolata, dev’essere in lingua italiana
preceduto dalla preposizione “con”: in
lingua italiana, giacché chi parla e scrive una traduzione dal francese la può
saltare benissimo. Non dunque: “Miss
Italia, la sciarpa intorno al collo, sorride...”, ma “con la sciarpa” eccetera. Cosí il Pellico,
che scriveva italianamente bene (almeno per i nostri tempi), è ripreso dai
grammatici quando in un luogo del suo
capolavoro si fa trovare “ritto sul
finestrone, le braccia tra le sbarre, le mani incrocicchiate”, avendo lasciato
sul pancaccio due necessarissimi “con”.
Lodano invece gli stessi grammatici l’insensato
“uomo nudo, ‘con’ le mani in tasca ”. Giacché il “purus grammaticus” non bada al senso e, come
osservava Benedetto Croce, niente trova da dire sulla proposizione: “questa
tavola rotonda è quadrata”, la quale per lui sta benissimo.
Dimenticavamo,
per concludere, di raccomandarvi di prestare attenzione al fatto che, a volte,
il complemento di circostanza si può confondere con quello di causa, essendo,
il primo complemento, affine a quest’ultimo: cammina con la testa bassa
(complemento di circostanza); con tutti quegli acciacchi (complemento di causa)
non potrà uscire di casa.
***
La parola proposta da questo portale, presa dal Dizionario Italiano Olivetti: rupografia (o ripografia). Sostantivo femminile con il quale si indica una riproduzione pittorica di cose volgari. È composto con le voci greche "rupo(-)" (sporcizia, immondizia) e "grafía" (scrittura, descrizione).
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