lunedì 2 marzo 2020

Sgroi - 42 - Ancora sul Coronavirus, pardon "coronavairus"!

di Salvatore Claudio Sgroi

1. Udite udite!
Avevamo appena messo in rete l'intervento "Ma qual(')è l'origine del Coronavirus?", quando un caro amico e collega, ci ha segnalato una particolare pronuncia, anglicizzante, di coronavirus, ovvero "coronavAIrus". In bocca al ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
In effetti, in rete abbiamo potuto sentire il ministro pentastellato seduto, dire in una conferenza del 12 febbraio, 08h56:
"ogni stato membro sta adottando delle misure rispetto alla vicenda e  all'emergenza del coronavairus".

2. Scandalo!
Non è così sembrato vero alla stampa on line, come abbiamo potuto accertare, dare "all'untore"!

2.1.a Il Tempo.it
Così Il Tempo.it, 13 febbraio intitolava:
"Anglista fuori luogo. Luigi Di Maio la caduta sul coronavairus. Parla italiano e lo pronuncia così".

E quindi:
"Luigi Di Maio confonde il latino con l'inglese. È vero che fa il ministro degli Esteri, però non bisogna mica essere un latinista per sapere che la parola 'virus' viene direttamente dal latino e vuol dire semplicemente 'veleno' ".


2.1.b. Il tempo.it
Il tempo.it Quotidiano indipendente, il 25 febbraio 2020 ritornava sul caso col titolo:
"Ironia social. Dal coronavirus al coronavairus, Luigi Di Maio contagia i social: l'ultimo meme".

Col commento
"Spunta l'ultimo meme su Luigi Di Maio e il virus dalla Cina. Nel pieno dell'emergenza il 'Coronavairus' del ministro degli Esteri, ha fatto il giro del web diventando il 're dei meme' ". 

2.2. Il giornale.it
A sua volta Il giornale.it, 13 febbraio, con Alberto Giorgi, intitolava:
"Di Maio 'fa l'americano' e sbaglia la pronuncia del coronavirus"

Sottotitolo:
"Il ministro degli Esteri pronuncia 'coronavirus' all'americana, anche se il termine è latino: ecco la nuova gaffe di Gigino".

Col commento:
"Luigi Di Maio e l'inglese, una lunga, controversa (e comica) storia  'd'amore'. Questa volta il ministro degli Esteri ha voluto fare il brillante in una conferenza stampa sull'emergenza coronavirus, pronunciando 'coronavairus' all'americana, dicendo dunque 'corona-vairus'.
Peccato però che il termine sia latino e che quindi della pronuncia inglese non vi fosse proprio bisogno, specialmente per un italianissimo come lui.
L'ex capo politico del Movimento 5 Stelle aveva promesso di mettersi a studiare per bene la lingua anglosassone appena ricevuto l'incarico di essere il nuovo titolare della Farnesina e in questi mesi Gigino pare che si sia messo davvero d'impegno, studiando per filo e per segno l'inglese. E non appena trova l'occasione giusta cerca di mettere in mostra l'accento. Anche quando l'accento all' americana proprio non ci azzecca nulla".

2.3. Il Secolo d'Italia
Il Secolo d'Italia, direttore Francesco Storace, con un intervento di Politica di Chiara Volpi giovedì 13 febbraio, commentava:
" Incorreggibile Di Maio, storpia l’inglese e massacra il latino: e coronavirus diventa coronavairus"

2.4. Notizie.virgilio.it
Notizie.virgilio.it si è soffermato più a lungo sull'evento:
"Di Maio, la gaffe sul coronavirus è virale e mondiale. La pronuncia inglese dell'ex leader dei 5 Stelle fa sorridere il web. Difficile confrontarsi con il mondo quando non si conoscono a fondo le lingue. Ancor peggio se sei il Ministro degli Esteri. Ne sa qualcosa Luigi Di Maio che è incappato nell’ennesima gaffe internazionale".

Continuando però così, in parte, con mutamento di giudizio:
"Ed allora il 'coronavirus' nella bocca di Di Maio è diventato 'coronavairus'. È successo durante l’ultimo viaggio in Spagna del ministro. Insomma non si tratterebbe nemmeno di gaffe o scivolone tragico visto che “virus” in americano, più che in inglese, si pronuncia 'vairus'.
Se non fosse che il discorso pronunciato da Di Maio è totalmente in italiano, quindi la parola 'coronavairus' messa lì giusto per far vedere di conoscere una pronuncia estera è apparsa ai più in rete come molto forzata e fuori luogo".

3. Un anglicismo pronunciato all'italiana
Ci fermiamo qui quanto ai commenti in rete di altre testate. Volendo invece analizzare l'evento in questione, a preoccupare il linguista sono invero i commenti delle testate più che la pronuncia non gradita del ministro degli Esteri.
Come abbiamo dimostrato nel nostro precedente intervento < Ma qual(')è l'origine del Coronavirus?>, il termine coronaVirus è chiaramente per la sua struttura lessicale un anglicismo. Infatti si tratta di un composto con la "testa" a destra: 'virus a corona' rispetto ai composti binominali tipici dell'italiano con testa a sinistra (cfr. capostazione), senza dire della prima attestazione 1970 successiva a quella inglese 1969. In inglese il composto è stato formato sulla base del latino scientifico con corona e virus. Se quindi coronavirus in italiano è un anglo-americanismo costruito con elementi latini, e non già una voce italiana formata con costituenti latini, allora la pronuncia del ministro non ha niente di scandaloso. Lui deve aver sentito la parola in bocca anglofona ed ha adattato all'italiano tale pronuncia. Se foneticamente la pronuncia anglo-americana è stando all'Oxford English Dictionary:  brit. kə'rəʊnə ,vɅirəs; -- amer. kə'roʊnə ,vairəs --  Di Maio ha trasferito in italiano il dittongo /ai/ di "virus" /vairəs/, pronunciando all'italiana coronavairas l'ingl. coronavirus.
Un caso analogo è la pronuncia all'ingl. /mass midia/ (o all'italiana /mass media/) di mass media (dall'ingl. mass media, propr. 'mezzi di massa')".
Quindi sono del tutto gratuite e fuori luogo le accuse di "gaffe virale e mondiale", di "ennesima gaffe internazionale", di "storpia(re) l'inglese e massacra(re) il latino", che "confonde il latino con l'inglese", che "sbaglia la pronuncia", ecc.
Trovandosi dinanzi a un termine inglese (costruito con elementi latini), Di Maio, -- consapevole a differenza dei suoi ipercritici (si potrebbe anche sostenere) che si trattava di un anglicismo, -- si è comportato come un parlante normalissimo che ha adattato la pronuncia inglese all'italiano, cioè "coronavairus". Muovendo dallo scritto, o basandosi sulla pronuncia ortografica certamente più comune, avrebbe potuto dire anche "coronavirus". Ma ha fatto un'altra scelta. Che può non piacere, ma che non può certamente essere oggetto di critiche infondate o di aggressioni verbali.






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