martedì 3 marzo 2020

Sgroi - 43 - "FINIS CORONAT OPUS", che cosa sarà mai?



di Salvatore Claudio Sgroi

1. Evento editoriale
Finis coronat opus è il titolo di un originale volumetto a cura di Raffaella Bombi (Edizioni dell'Orso 2020, pp. 90), il cui sottotitolo tranquillizza decisamente il lettore, niente a che fare col corona-virus, ma una: "Giornata con Vincenzo Orioles".
Quanto al titolo, con la Treccani on line si può chiarire che Finis coronat opus è una "Frase lat. [adde: attribuita tradizionalmente ad Ovidio] spesso ripetuta: «la fine corona l’opera, è coronamento dell’opera», ne è cioè la conclusione, che costituisce anche il premio della fatica durata (ma talvolta finis è interpretato come il fine, lo scopo dell’azione)".
Il volumetto è l'occasione per la pubblicazione in primo luogo della presentazione-lectio magistralis di Marco Mancini ("Percorsi linguistici e interlinguistici. Note di lettura" pp. 21-37) del ponderoso volume Percorsi linguistici e interlinguistici. Studi in onore di Vincenzo Orioles (Udine, Forum 2018, pp. 736) per il pensionamento (o "andata in quiescenza" o "giubilazione") del glottologo Vincenzo Orioles, -- e dell'amarcord pungente ed auto-ironico "Per Vincenzo: ricordi e nostalgie" di Romano Lazzeroni (pp. 39-43), recentissimamente ahimè scomparso, quasi 90enne.

2. Finalità del volume
In questa sede non ci soffermeremo sul contributo scientifico e la "frenetica" attività organizzativa e promozionale scientifico-politica del collega e amico siciliano, trapiantato a Udine alla scuola linguistica di Roberto Gusmani, illustrati tra l'altro da R. Bombi (pp. 3-7), nonché dal rettore A.F. De Toni (pp. 11-13), da G. Morandini (pp. 15-16), da A. Zannini (pp. 17-18), né sulla presentazione di M. Mancini o l'amarcord di R. Lazzeroni, appena ricordati.
Ma -- prendendo lo spunto dall'intervista di Francesco Costantini ad Orioles "La linguistica al crocevia dei saperi" (pp. 47-55) e dal coinvolgente foto-racconto "Un percorso per immagini" (pp. 59-89), dello stesso Orioles, corredato di foto e disegni storici (pp. 71-89) nell'arco di oltre un cinquantennio, -- vogliamo solo focalizzare alcune idee sulla funzione che le scienze del linguaggio, i linguisti e l'università possono ancora svolgere, come sottolinea Orioles, nell'attuale fase storica, certamente problematica, soprattutto per quanto riguarda il futuro dei nostri studenti e delle prossime generazioni.

3. Gli studenti e la loro competenza linguistica
Dinanzi al problema degli italiani italofoni ormai al 95%, ma solo al 20% attrezzati con "gli strumenti per adoperarla [la lingua italiana] con piena sicurezza" (p. 68), secondo un'affermazione di T. De Mauro del 2011, Orioles, richiamando ciò, osserva che "questa paradossale condizione si riflette in parte anche tra gli studenti del XXI secolo". Ma, giustamente avverte che "la criticità non deve scoraggiarci, tutt'altro!" (ibid.).

4. Ruolo dei linguisti, delle scienze umanistiche, delle scienze del linguaggio
Orioles individua quindi nei "linguisti" gli agenti di un possibile cambiamento di tale situazione:
"Tra quanti praticano le scienze umane i linguisti hanno infatti un vantaggio: dispongono degli strumenti metalinguistici per contrastare la deriva" (ibid.).
Un compito questo più in generale delle scienze umanistiche:
"Gli studi umanistici sono chiamati oggi a fronteggiare questo problema -- continua Orioles -- e a trovare nuovi intrecci didattici tra linguaggi, memoria e valori, cercando al tempo stesso di connettersi con la contemporaneità e i suoi problemi culturali e sociali" (ibid.).
E ancora sul rapporto tra università e mondo del lavoro, osserva che:
   "Come docenti e come formatori abbiamo anche il compito di trasmettere motivazioni positive all'apprendimento facendo leva sulle nostre competenze specifiche ma anche ricordando come negli ultimi anni da ampi settori della società e del mondo produttivo vengono sollecitazioni alla formazione di nuove figure professionali incentrate su una preparazione linguistica" (ibid.).
Insomma ci si auspica che:
"Mai come in questi anni le scienze linguistiche possono tornare a svolgere quel ruolo pilota delle scienze umane che hanno avuto in altre stagioni della loro storia, e acquistare una nuova, utile funzione di cerniera tra campo umanistico e ricerca tecnologico-scientifica" (pp. 53, 68).









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