1. L'evento editoriale
Il
n. 9 dei 25 volumetti previsti nella bella collana "Le parole dell'italiano",
promossa dallo storico della lingua Giuseppe Antonelli per il "Corriere
della Sera, è dedicato ai Francesismi (pp. 156) "nella storia della lingua italiana", autrice la
bravissima storica della lingua Roberta
Cella, a cui si deve il denso omonimo saggio nell'Enciclopedia della lingua italiana a c. di R. Simone-G. Berruto-P.
D'Achille (Treccani 2010, pure in rete), e il notevole vol. su I gallicismi nei testi dell'italiano antico:
dalle origini alla fine del sec. XIV (Accademia della Crusca 2003).
2. L'indice
Il
volumetto, un'incursione nella storia dell'italiano via francesismi, è articolato, secondo il formato editoriale della
collana, in due sezioni di 7 capp. ciascuna: I) "Francesismi" (pp.
11-66), essenzialmente in prospettiva storica interna ed esterna, e II)
"Parola per parola" (pp. 69-114), un approccio tematico e
storico-strutturale, oltre III) una sezione di "Strumenti",
costituiti da un "Atlante" di grafici (pp. 119-25) sulla distribuzione
in sincronia e in diacronia dei francesismi, da una "Biblioteca"
ovvero una significativa bibliografia (pp. 127-39) relativa ai 14 capp. del
testo, e da un prezioso "Glossario" (pp. 141-56) delle circa 700
parole variamente discusse con rinvii alle pagg. per una puntuale rapida consultazione.
Il tutto preceduto da una arricchente "Presentazione" storica di G.
Antonelli (pp. 7-9).
3. Un testo di divulgazione
esemplare
Un
testo, questo della Cella, che guida in maniera straordinariamente efficace il
lettore (non specialista, studente o meno) alla problematica storica e
all'analisi tecnica dei francesismi, con un notevole equilibrio tra uso dei
tecnicismi necessari ed esemplificazione sapientemente scelta in funzione della
illustrazione del contatto dell'italiano col francese, dalle origini ai giorni
nostri.
4. Incidenza dei francesismi
nella storia dell'italiano e nei dialetti
In
totale, in italiano si contano, stando a un saggio di L. Lorenzetti del 1998 (utilizzato dall'A. p. 119), 3.951
francesismi e 210 provenzalismi, ovvero il 4,09% del lemmario del
Sabatini-Coletti 1997 (p. 120). Nella fattispecie ben 625 risalgono al Duecento
e al Trecento, 590 al Quattro-Cinque-Seicento, ben 1692 al Sette e Ottocento e
1323 al Novecento (p. 122), senza dire dei francesismi nei dialetti italiani
(pp. 25, 47, 84; II/cap. 4, pp. 93-94, 96). Circa 3mila sono i francesismi
"adattati" ovvero "mimetizzati" e in genere non
riconoscibili, e circa 200 i provenzalismi (p. 24). Su 359 francesismi del
periodo compreso tra il 1500 e il 1850 i prestiti "adattati", sono
126, quelli "integrali" invece 49 e i "calchi" 184 (p.
124).
5. Storia "interna" ed
"esterna" dei francesismi
In
sintesi, il volumetto è, come accennato, un capitolo di storia della lingua
italiana, ovvero dei francesismi (circa 700) nella prospettiva saussuriana di
"storia interna", e di "storia esterna" in un'ottica
prevalentemente "retrospettiva" (muovendo cioè dai francesismi
attuali). Ma anche "prospettica" (i francesismi del passato),
soprattutto i capp. I/5 "I gallicismi dalle origini del volgare alla metà
del Trecento" (pp. 43-49), I/6 "Il Seicento e il Settecento: la
gallomania" (pp. 51-59), I/7 "L'Ottocento e il primo Novecento"
(pp. 61-66). L'A. evidenzia nell'ottica della storia "esterna" le epoche di particolare influenza del
francese: nel '200-'300, e '600-'700-'800, prima metà del '900, nelle altre
epoche prevalendo l'influenza dello spagnolo ('400 e '500), e
dell'anglo-americano (da metà '900 ad oggi), complessivamente pur sempre
inferiore a quella francese.
5.1. Storia "interna" dei
francesismi
Sulla
storia prevalentemente "interna" dei francesismi si soffermano i
capp. I/1-3.
Nel
cap. I/1 "Che cosa sono i
francesismi" (pp. 13-19), con ricorso a una terminologia essenziale e
chiarita al momento giusto, si distinguono tra l'altro i
"francesismi" in generale in a)
"oitanismi" (o "gallicismi" o "francesismi") ess.
cera 'viso' (p. 46), approcciare (p. 24), onire 'disonorare' (p. 32), saggio 'savio' (p. 46), svegliarsi (p. 73), bisogno (ibid.), masnada (p. 72), e in b) "occitanismi" (o "provenzalismi"
o "gallicismi") (p. 19), ess. abbellire
(p. 32), speglio 'specchio' (p. 23), agio (ibid.), -atge '-aggio'
(p. 104), coraggio (ibid.), savio (p. 46).
Nel
cap. I/2 "Riconoscere i
francesismi" (pp. 21-25), ci
si sofferma soprattutto su quelli "mimetizzati"
(pp. 21, 66) o "adattati" (p. 24) circa 3000 (p. 21), su base
soprattutto fonetica, per es. giardino,
mangiare, vermiglio ecc. (p. 22).
Nel
cap. I/3 si illustrano i "Tipi di
francesismo e modi di adattamento" (pp. 27-36): i "prestiti"
(p. 15, 27), "adattati" (pp. 15, 24, 27) o "mimetizzati"
(pp. 21, 66) es. frangia (p. 28) vs quelli "integrali" o
"non-adattati", es. "la coiffeure" (p. 28);
--
gli "occasionalismi/casuals" (p. 56) es. "Mais parbleu, et parvert" (1767-1768) (p. 57); e le
"citazioni occasionali" per es. "i calzoni aux bas rouléz"
(p. 28);
--
i "calchi strutturali o morfologici" (p. 31) o "composti"
(p. 29) ess. salvacondotti (ibid.), colpo di stato (p. 30), messa
in onda, presa di coscienza, libertà d'azione (p. 31), le
"giustapposizioni" (ibid.),
ess. caso-limite, giornata-tipo (ibid.) e i "calchi semantici", ess. attuale 'presente', seducente
'attraente' (p. 30).
L'A.
si sofferma a lungo sull'adattamento fonetico delle vocali e delle consonanti
del francese (pp. 34-36).
Sull'adattamento
morfologico del genere grammaticale ci sono solo due ess.: le abat-jour 'le lampade' ma s.m. in fr. (p. 21), il purè ma s.f. in fr.
(p. 92), e aggiungiamo: un affaire
(ma s.f. in fr.), gli archives (ma
s.f. in fr.), le mémoires (ma s.m. in
fr.), ecc.
6. Suffissi e "induzione di
morfema"
L'A.
affronta anche il problema dell'adattamento dei suffissi francesi (pp. 32-34),
ovvero dei "suffissi, in grado di formare nuove parole a partire da una
base lessicale preesistente" (p. 34), per ritornare analiticamente sul
tema nel cap. II/6 "Non solo parole" (pp. 103-107).
Una volta entrati in italiano non pochi
francesismi, derivati in -iere e -aggio, il suffisso è stato così
trasferito a basi italiane per dar luogo a neoformazioni italiane, un processo
indicato da R. Gusmani "induzione di morfema". Così se cavaliere, gonfaloniere, mestiere,
giardiniere, ostelliere ecc. sono tutti francesismi, invece cassiere ("1383, der. di cassa
con -iere"), banchiere 1211, bancarottiere 1723, ecc. sono neoformazioni col suffisso -iere.
E
così da prestiti come selvaggio (av.
1250, dal provenz. ant. salvatge, fr. ant. salvage, dal lat.
silvaticus propr. 'del bosco' "), vantaggio
("av. 1321, dal fr. avantage"), pellegrinaggio ("2ª metà XIII sec., cfr. fr. pèlerinage"), ecc. si sono formati in seguito ad
induzione di morfema neoformazioni con -aggio
quali romitaggio (fine XIII sec.) peregrinaggio (av. 1348), ancoraggio (1488), ecc.
7. L'inglese scalza il francese
Nel
cap. I/4 "I francesismi nell'italiano contemporaneo" (pp. 37-41) l'A.
si sofferma sulla concorrenza francesismi/anglicismi, ovvero sulla invasione
degli anglicismi che scalzano i francesismi, anglicizzati anche nella pronuncia
non più tronca, ma sdrucciola, per es. fèstival,
Cànada (p. 38), o (aggiungiamo) Charles Àznavour, o nella grafia shock < fr. choc (ibid.), o tout court nella sostituzione dei
lessemi i leggins pro fuseaux/fusò, team anziché équipe, ecc.
8. Approccio storico e
descrittivista
L'approccio
ai francesismi è lungi dall'essere neopurista. "Prestiti e calchi --
avverte subito l'A. -- sono [...] modi per arricchire le possibilità espressive
della società che li assume nella propria lingua, che, per qualche motivo, le
attinge dall'esterno invece che crearle all'interno delle proprie strutture"
(p. 17) in luogo cioè di "neologismi" (p. 32), o
"neoconiazioni" (p. 64) ovvero "neoformazioni" e
(demaurianamente) "neosemie".
Il
prestito "è un fenomeno del tutto normale e fisiologico, che dipende
principalmente dal diverso prestigio
delle culture e delle lingue in causa [...]", ribadisce l'A. (ibid.).
Non
a caso, nel cap. II/5 "Parole per pensare" (pp. 99-101), l'A. ricorda
gli "europeismi"
leopardiani, per es. analisi, fanatismo, egoismo, ecc., condivisi da tante lingue, che indicano non solo
"nuove parole" ma "nuovi concetti che permettono di
categorizzare la realtà in modo diverso dal passato" (p. 100) e che
censurare significherebbe "mettere l'Italia fuori di questo mondo e di
questo secolo" (ibid.).
8.1. Forestierismi e "funzione comunicativa"
Come
ricorda l'A., nell'800 il purista A.
Cesari (1809) lamentava "l'assenza di necessità" (p. 63)
nell'adozione dei forestierismi e neologismi, e G. Bernardoni (1812) distingueva i "prestiti superflui"
(p. 59) "pur radicati nell'uso" e quelli "da rigettare" (ibid.), e non diversamente Fanfani-Arlia
1877 e Panzini 1905 (pp. 96-97), ecc.
L'A.
si guarda bene invece dal giudicare i forestierismi e neologismi in base alla
teoria dei 'prestiti di necessità' e dei 'prestiti di lusso'. L'unico criterio
che qui è presente in termini normativi è quello della "funzione comunicativa" (p. 64). Ovvero l'uso del
francesismo (e dell'anglicismo, e dell' "italiese odierno", ibid.) è lasciato alla responsabilità
dell'utente che deve valutare il livello di comprensibilità per il proprio
interlocutore.
8.1.1. L. Pirandello 1906 antipurista
En passant, si potrebbe ricordare la
posizione anti-purista di L. Pirandello all'inizio del '900, -- contro un’ordinanza del sindaco di Roma avversa
all’uso delle parole straniere nelle insegne dei negozi --, espressa
nell'articolo, ironico già nel titolo, Un trionfo nazionale, apparso
sulla «Gazzetta del popolo» del 1906, riedito col titolo Per l’ordinanza
d’un sindaco nel 1908, Pirandello fa riferimento in particolare a termini
quali chauffeur (il miglioriniano autista risalendo al 1932), frack («marsina»), pardessus («soprabito»),
passe-partout (dei quadri «sopraffondo»), salon («barbiere,
barbieria»), tout-de-même («vestiario completo»), vient-de-paraître (‘novità
libraria’), bijouterie («bigiotteria»), chemiserie.
Il tono di Pirandello è di pungente
ironia verso l’ordinanza. Nella brillante chiusura dell'articolo, a proposito
di chemiserie («camiceria»), con ironico gioco dichiara infatti di non
voler affatto sostituire tale termine. «Consiglio, infine – scrive l’autore – a
quel negoziante di camicie […] di non toccare affatto […] la sua insegna
francese, che è un vero monumento! Francese sì, ma si può leggere benissimo
anche in italiano, senza alterare il senso […]. L’insegna dice: Che miserie».
8.2.
"Pseudo-francesismi", "pseudo-prestiti"
Quanto
agli "pseudo-francesismi" (cap. II/7, pp. 109-14), da un lato sono
(neopuristicamente) dovuti a "distorsioni del senso originario" (p.
111, anche pp. 112, 113). Dall'altro, però, anche uno pseudo-francesismo, per
es. caveau (p. 112), prémaman, porte-enfant (p. 111), in quanto "pseudo-prestito" (p. 114) ha la funzione di "colmare
reali vuoti della lingua, e quindi arricchirla (e arricchire con essa il nostro
modo di pensare e le nostre abitudini), o per evocare possibili modi di vivere
migliori e più moderni" (ibid.).
9. Terminologia tecnica e i doni?
L'A.
adotta, come accennato, termini tecnici essenziali, quali forestierismo (scartando
invece stranierismo) presente in
forma di prestito e di calco (pp. 15, 27, ecc.), senza dire del "prestito ripetuto" (p. 82), es. blu/bleu, ecc. Il termine esotismi "prossimo e
remoto" appare una volta a p. 62-63, con riferimento alle "Parole di
luoghi lontani" (pp. 87-90), dove si illustra la funzione del
francese/spagnolo e portoghese nel mediare voci come creolo, meticcio, piroga ecc. provenienti da lingue
lontane.
L'A.
discute anche (pp. 77-78) la pertinenza del termine prestito non proprio azzeccato dal momento che presuppone una
restituzione (anche se esistono, cfr. sotto, i "prestiti di ritorno" p.
78), da sostituire quindi per alcuni con mutuazioni, assunzioni, dazioni
(ma anche adozioni e importazioni), mentre l'inglese
distingue i prestiti in borrowings 'voci prese in prestito' dai loanwords 'voci date in prestito'.
L'A.
accenna anche ai "regali restituiti" (p. 78) ma non si sofferma sulla
proposta terminologica di Mario Alinei (2009) con i "doni" stranieri (e dialettali), o col più elitario epactonimi,
ingl. epaktonym, che potremmo anche
distinguere in "doni segnici",
integrali o adattati che siano, "doni
semantici" o calchi e "doni
strutturali".
10. Un "cavallo di
ritorno": escort
Nel
cap. II/2 "Prestiti e restituzioni" (pp. 77-86) l'A. si sofferma su
vari esempi di "regali restituiti" (p. 78) o "prestiti di
ritorno" (ibid.) o
"restituzioni di prestiti" (p. 80) ovvero di "cavalli di
ritorno" (p. 78) o Rückwanderer (p.
136), tra cui (p. 84) il s.f. scorta 1304-08
(femm. di scorto participio passato di scorgere, voce ereditaria
ricostruita dal lat.
*excorrigere)
> fr. escorte (av. 1520) >
ingl. escort (1579) 'accompagnatrice'
> it. escort (1960).
Da
segnalare altresì che in latino il termine scortum (da collegare
etimologicamente con corium 'cuoio,
pelle'), che non ha niente a che fare con l'anglicismo escort 'prostituta', indicava per es. in Cicerone ‘la sgualdrina’, con i derivati scortillum ‘sgualdrinella’, scortari ‘frequentar bordelli’, scortator ‘puttaniere,; scortatus ‘libertinaggio’. La voce
latina è anche alla base dell’aggettivo quattrocentesco scortale ‘da prostituta’.
A
tale famiglia lessicale si rifanno inoltre lo scorto (1560, 1680), scortilla 1937, scortillo ‘prostituto’ e ‘postribolo’ 1689, scortatore 1585 e scortico
‘rapporto sessuale’ (G.G.
Belli).
Concludendo,
il nostro originario “dono-scorta” ci
è stato restituito come escort, ma
con degrado, sino a diventare ‘prostituta’, manganellianamente cunnivendola,
o dantescamente puttana.
11. Sommario
1.
L'evento editoriale
2.
L'indice
3.
Un testo di divulgazione esemplare
4.
Incidenza dei francesismi nella storia dell'italiano e nei dialetti
5.
Storia "interna" ed "esterna" dei francesismi
5.1.
Storia "interna" dei francesismi
6.
Suffissi e "induzione di morfema"
7.
L'inglese scalza il francese
8.
Approccio storico e descrittivista
8.1.
Forestierismi e "funzione comunicativa"
8.1.1.
L. Pirandello 1906 anti-purista
8.2.
"Pseudo-francesismi", "pseudo-prestiti"
9.
Terminologia tecnica e i doni?
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