di
Salvatore Claudio Sgroi *
1. Ipse dixit
Chi ha ascoltato domenica scorsa, 13 gennaio, la consueta rubrica
linguistica di "Uno mattina in famiglia" in RAI-1, dinanzi al quesito
di un ascoltatore se l'espressione "è un'amalgama riuscita"
fosse corretta, ha sentito rispondere Francesco Sabatini che "il parlante
s'è lasciato trascinare", la forma normale essendo piuttosto al maschile:
"è un amalgama riuscito", d'accordo con i maschili in -a,
ess. il telegramma, il problema, ecc.
Risposta coerente con quanto si legge ne "Il Sabatini Coletti.
Dizionario della lingua Italiana" (1997-2006), dove il sost. amalgama è
registrato come "s.m.", con l'etimo diacronico: arabismo mediato dal
"lat. mediev. degli alchimisti amalgama", di genere (va
ricordato) neutro. E confermata per es. nel Devoto-Oli-Serianni-Trifone
(2017).
2. Le fonti lessicografiche normativamente oscillanti sul genere
grammaticale
Se però il lettore ha altri dizionari, o ha la curiosità di consultare (in
biblioteca?, o in internet) altri testi, il ventaglio di informazioni sull'uso
e la norma del genere grammaticale del termine si
problematicizza non poco.
2.1. Uso oscillante masch. e femminile
L'uso oscillante (masch. e femm.) di amalgama è
infatti codificato in tre-cinque dizionari.
Il De Mauro scolastico (2000) indica il
genere masch., e in nota "rar. anche s.f."; nel GRADIT,
ovvero Grande Dizionario dell'uso dell'italiano moderno (19991 e
20072, 8 voll.), lo stesso A. segnala descrittivamente entrambi i
generi: s.m. e s.f. E così il derivato etimologico De Mauro-Mancini (2000).
Anche il Garzanti-Patota (2004),
registra senza alcuna sanzione negativa il femm. pur ritenuto minoritario.
Indica anzi al riguardo una differenza d’uso: «n.m. (pl. -i), non com.
[?] n.f. (pl. -e)», abbozzando nel contempo una storia della fortuna
delle vicende del genere:
«La parola amalgama, di origine araba come molte parole della
chimica, non è mai riuscita ad avere un genere ben definito. Gli scienziati l’hanno usata e la
usano prevalentemente al maschile; i letterati, forse
influenzati dalla finale in -a, qualche volta [?] preferiscono
il genere femminile».
E così nel Dizionario Sandron
della lingua italiana, a cura di Meini 1976 si
legge: «s. m. e f.» col doppio plurale: «pl. m. -mi, f. -me».
2.2. Lessicografia ottocentesca inconsapevolmente oscillante
Due storici vocabolari dell'800, il manzoniano Giorgini-Broglio
(1870) e il Tommaseo-Bellini(1861 e 1872), lemmatizzano
la voce come "s.m." ma citano, en passant, anche ess. al
femm., rispettivamente:
(i) «Quella teoria è un’amalgama di tutte le
opinioni».
(ii) «Strumento fatto di lastra di cristallo incoloro e perfettamente
diafano, dietro la quale fu applicata
amalgama di stagno» (sub specchio 1872, ma lemma amalgama 1861
«s.m.»).
2.3. Amalgama s.f. «meno corretto»,
"non corretto", "scorretto", "errato"
Una punta di purismo affiora invece in
testi di maggiori dimensioni della Treccani come il Diz. Enc. It. (1955): «s.m.
(meno corretto al femm.)», il Less. Univ. Ital. (1968) s.m.: «meno
corr. femm.», il Duro (1986): «meno corretto l’uso al
femm.»; il Conciso (1998), il Treccani (2003),
il Vocab.-Simone (2009): «s.m. (meno corretto come
s.f.)». La sanzione è poi ripresa nel purista Gabrielli illustrato (1989): «Non
corretto come femm.». E il DOP (on
line): "meno bene l'uso come s.f. (pl. -me)".
Altri dizionari censurano più decisamente il femminile; così per lo Zing. (2019) "sono invece scorretti 'una amalgama o un'amalgama",
ovvero sarebbe uno dei "106 errori più frequenti e insidiosi nello
scrivere e nel parlare italiano" (sub errore p. 811).
E così il repertorio purista di L.
de Cesari 1995 lemmatizza amalgama s.m.
evidenziando tout court: «Errato: ** un’amalgama»,
i due asterischi indicando gli «errori gravi» (p. 16).
2.4. Lessicografia ottocentesca: Amalgama s.m.? No: s.f.!
Se poi il lettore ha ancora la curiosità di compulsare altri dizionari,
dell'800 o anche di primo '900, potrà osservare, con qualche sorpresa,
che amalgama è solo "s.f.". Così il Petrocchi, Nòvo
Dizionàrio della lingua italiana I 1887 (1884-), lo
registrava come «s.f.». La voce in quanto «f.» ritorna
quindi nel Nòvo Dizionàrio scolàstico della lingua italiana dell’uso e
fuori d’uso dello stesso Petrocchi 1892, ried. 1930/1954 a cura di M. Vanni.
La stessa indicazione appare nella
dizionaristica scolastica della prima metà del Novecento: Gatti [19331]
19427: «s. f.»; Mestica [19361] 1959: «s. f.»;
Cerruti − Rostagno [1940] rist. 1959: «sf.».
Ma anche il DEI (Diz. Etim. Ital. di
Battisti-Alessio) 1957 etichetta la voce come «s.f.», e non si tratta
di refuso.
3. Il perché del genere masch. e del genere femm. di Amalgama
Il genere masch. di amalgama si
spiega come resa comune del neutro etimologico latino, come è chiaro anche ai
puristi quali A. Gabrielli (19691, 19762) in Si
dice o non si dice?: «l’origine del vocabolo è di genere neutro, si sa
che il neutro latino sfocia normalmente nel maschile italiano» (p. 72). La
motivazione alla base del giudizio negativo sull'uso masch. trova quindi la sua
giustificazione per i neo-puristi nell'uso non-etimologico.
Diverse invece le motivazioni alla base
del genere femm. di amalgama. Ragioni sia di significato (il
cultismo amalgama è sinonimo di «fusione» sostantivo
femminile, e possibile traducente dell'arabismo), sia soprattutto di forma
(termina in -a, e inoltre inizia per a-).
In effetti, in italiano le parole
terminanti in «-a» sono per lo più (all’87,8%) di genere
femminile, stando a un dizionario ricco di 130.000 voci come il De Mauro
(2000), il 5% circa sono masch. in -a, cioè 1292 voci; quelle a un tempo
sia masch. che femm. in -a sono il 7,2% ovvero 1.918 lessemi; tra
cui distinguere gli "ambigeneri" (ess. un/una/un'atleta,
il/la linguista), gli "oscillanti" o "doppioni" (come
il nostro amalgama, anaconda, alpaca) e gli opposti (es. il
panda vs la panda).
Una ulteriore spinta, sempre di ordine
fonologico, a percepire come s.f. amalgama è costituita
dall'attacco in a- del termine, con potenziale diversa
segmentazione. Così da un'amalgama si passa a una/malgama. E
da l'amalgama a la/malgama.
La pressione fonologica (come
"colpa") è peraltro lucidamente individuata dai puristi. Il
citato Gabrielli 19691, 19762 puntualizza
che «L’oscillazione del genere è dovuta evidentemente alla terminazione -a del
vocabolo, propria dei femminili italiani» (p.71). Anche per Messina (19737 e 1983) l’«incertezza»
per amalgama nell’assegnazione del genere è «colpa soprattutto
della terminazione in -a, che in ital. è propria del femminile».
4. Gli usi dei parlanti
Ma quali sono gli usi reali dei parlanti, i soli a giustificare
legittimamente la norma?
4.1. Amalgama nel
giornalismo colto (13 s.f. vs 7 s.m.)
In un editoriale del noto politologo Giovanni Sartori, apparso
sul «Corriere della Sera» dell’1 novembre 2006, amalgama appariva
al femminile: «Si capisce che se la sinistra si fonderà (parzialmente) nel
Partito Democratico, in tal caso anche Berlusconi dovrà cercare una
amalgama parziale» («Il ‘porcellum’ da eliminare»).
L’uso femminile di amalgama di Sartori non è peraltro così
raro come potrebbe sembrare. Nel «Sole 24 Ore», nell’arco di 20 anni
(1983-2003), su 19 ess. con genere grammaticale scoperto, non meno di 12 sono
gli esempi al femminile. Ossia: «ottenere un’amalgama spessa, compatta e
senza grumi»; «una fusione, un’amalgama, una mescolanza di diversi
giochi»; «una perfetta amalgama»; «magica amalgama»;
«della sapiente amalgama di olive» (2 ess.); «una amalgama del
Suprematismo e Costruttivismo russo [...]», «zuccherose amalgami»;
e ancora: «un’amalgama di esperienza individuale e
collettiva», «un’amalgama che ridona equilibrio anche alla pagina»,
«ottenere un’amalgama maggiore», «scrive in un’amalgama pressoché
incomprensibile».
4.2. Amalgama s.f. nell’uso
letterario, nell’uso dei puristi dell'800
Nella LIZ amalgama è
al femm. un es. su 5:
(i) « resta ancora nei fondamenti l’amalgama dei diritti competenti
ed incompetenti fatta nel medio evo» (AA.VV. Il
Conciliatore, N.95 [GDR, Parere sul De Pradt] 1819).
Su 8 ess. riportati nel Battaglia (1961, Grande
diz. della lingua it.) con genere decidibile, in quattro casi amalgama è
s.f.:
(i) A. Soffici av. 1954 [1900?]: «amalgama armoniosa dei
toni e dell’illuminazione del plein air»;
(ii) E. Cecchi 1936: «un’amalgama di poesia ed eloquenza»;
(iii) A. Palazzeschi 1943: «amalgama interna»;
(iv) G. Manzini 1947: «una miracolosa amalgama d’amore» (che
adopera nel 1945 la voce anche al maschile: «Un amalgama singolare»).
Il Lessico dell’infima e corrotta
italianità di Fanfani-Arlia 19075 registra
la voce con tre ess. al femm.:
(i) «L’amalgama non
è buona»;
(ii) «Credi tu che le nuove
elezioni siano un’amalgama de’ partiti?»;
(iii) «Guarda se
coll’inchiostro e col copale si può fare un’amalgama»..
4.3. L’amalgama s.m. nell’uso
letterario, nella saggistica e nel lessico della linguistica
L’uso maschile di amalgama è
incrementato a livello letterario nel Primo Tesoro della Lingua
Letteraria Italiana del Novecento (De Mauro 2007), dove amalgama 5 volte
(su 11) è scopertamente maschile, nessuna occorrenza essendo femm.:
Nella saggistica dell'800 due ess. (Tenca
1852, Ellero 1876).
Anche nell’ambito della linguistica la
voce amalgama è di genere maschile (per es. in A. Martinet 1966, G.
Nencioni 1987, S. Scalise 1994, M. Grossmann - F. Rainer 2004).
5. Ergo
(s.f. 21/50 = 42% vs s.m. 29/50 = 58%)
Tirando le fila, l’amalgama letterario
è s.f. (LIZ + Batt. + Tesoro) 5 ess.
su 18 = 27,7% e a livello giornalistico colto 13 ess. su 20
(= 65%), a livello saggistico 0/9 (= 0%)
Su 50 occorrenze di amalgama del
nostro mini-corpus, ben 21 sono s.f. cioè il 42% e 29 s.m.
ovvero il 58%.
Va quindi ribaltata l’opinione espressa in
De Mauro (2000) o da Garzanti-Patota (2004), secondo cui sarebbe
"raro" o «non com.» il femm. (42%) rispetto al masch.
Stando a Google del 14 agosto 2007, il pl.
femm. amalgame era in 59.900 pagine vs il pl.
masch. amalgami in 21.700: un rapporto quindi quasi di 3 a 1.
Con Google del 14 gennaio 2019, il pl.
femm. amalgame è in 3.480.000 pagine vs il
pl. masch. amalgami in 94.400: un rapporto quindi più che
decuplicato a favore del femm. di 36,8 a 1.
6. Alla fine
In conclusione, l'uso di amalgama come
s.f. non è certamente «errato» in quanto per nulla tipico di parlanti italiano popolare ma presente
in autori e testi colti. Si tratta quindi di un termine di genere oscillante,
almeno dall'800 a tutt'oggi (la voce è databile 1585 con lo Zingarelli 2019 ma
senza indicazione della fonte).
I parlanti, se lo vorranno, potranno decidere
di eliminare tale oscillazione ("drift") a favore di un solo genere,
realizzando così un cambiamento linguistico (giusto le indicazioni di L. Renzi
2012, Come cambia la lingua), e stando a Google avvantaggiato
sarebbe decisamente il contestato femminile.
* Docente di linguistica generale presso
l'Università di Catania