mercoledì 23 gennaio 2019

Il colmo...

La nostra lingua è abbastanza ricca di parole omofone (stessa pronuncia) e omografe (stessa grafia), ma con significati distinti. Tra queste ci piace spendere due parole su   "colmo", che può essere tanto sostantivo quanto aggettivo e con due distinti significati, appunto: parte più alta di una prominenza (sostantivo) e pieno fino all’orlo (aggettivo). L’origine, però, è un po’ diversa. Il sostantivo, che in senso figurato si adopera anche per indicare il grado più alto che è possibile pensare, immaginare o raggiungere è il latino culmen, -inis: il colmo della vita (l’età matura). Con lo stesso nome — e chi non lo sa? — si indica anche un particolare tipo di indovinello che si risolve, nella maggior parte dei casi, in un bisticcio di parole. Per quanto attiene all’aggettivo bisogna rifarsi, invece, al participio passato sincopato del verbo colmare: colm(at)o. La sincope, è bene ricordarlo, è la caduta di una o più lettere nel corpo di una parola. Nel caso specifico da colmato sono cadute la "a"e la "t" (ed è rimasto colmo).

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Essere l'uscio del trenta

Non vorremmo essere tacciati di presunzione se affermiamo che molti (tutti?) lettori, pur non conoscendo questo modo di dire, lo mettono in pratica ogni qual volta la loro casa si riempie di gente e, quindi, diventa un luogo molto frequentato con un impressionante viavai di persone. L'espressione è la contrazione del detto (sconosciuto?) essere l'uscio del trenta, chi esce e chi entra, dove, però, quel trenta non c'entra nulla: è motivato da ragioni di pura assonanza. E a proposito di uscio, avete mai sentito la locuzione trovare l'uscio di legno? Anche se non l'avete mai sentita l'avete messa in pratica, inconsciamente, quando recandovi a far visita a una persona non l'avete trovata: avete trovato solo la porta chiusa, cioè l'uscio di... legno.

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Due parole, due, sul verbo obbligare che si costruisce, correttamente, con la preposizione "a", non con la "di",  come spesso ci capita di sentire o di leggere sulla stampa: nessun lettore è obbligato a seguire le noterelle linguistiche di questo portale.

Salato e salso - si presti attenzione a questi due aggettivi qualificativi perché non sono sinonimi, come comunemente si è portati a credere. Il primo - salato - significa "che ha il sale", "che il sale vi è stato messo": la pasta è troppo salata; il secondo, invece, significa "che sa di sale", "che il sale è 'insito' per natura" alla cosa cui si riferisce: acqua salsa (del mare).


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