Alcuni giovani studenti si trovano in difficoltà quando devono fare l'analisi logica di un periodo in quanto molto spesso non riescono a "individuare" i vari complementi e, cosa ancora "piú grave", confondono il complemento di specificazione con quello di denominazione (e viceversa) perché le due espansioni si assomigliano. Vediamo, succintamente, di fare un po' di chiarezza. Cominciamo con il "vedere" che cosa è un complemento. Lo dice lo stesso termine: la parola che "completa" il senso della proposizione. Il complemento serve, insomma, a precisare, a completare, a espandere, a determinare il significato del predicato verbale (o di un altro termine). Il complemento è chiamato, infatti, anche "espansione" o "determinazione". Il complemento, quindi, indica il tempo, il luogo, il modo di una azione, l'oggetto medesimo di questa, il fine per cui si effettua, la causa ecc. Da qui i vari tipi di complementi (o espansioni o determinazioni) tra i quali, appunto, i complementi di specificazione e di denominazione. Il complemento di specificazione "specifica", appunto, l'idea espressa dal nome che lo precede, è introdotto dalla preposizione "di" (semplice o articolata) e risponde alle domande sottintese "di chi?", "di che cosa?": il libro di Mario. Il complemento di denominazione, invece, indica il nome proprio - nella maggior parte dei casi un nome geografico - di un nome comune espresso precedentemente ed è introdotto dalla preposizione "di" (ma anche senza): la città di Roma; il fiume Tevere è il terzo fiume per lunghezza; Paolo e Concetta hanno dato al loro primo figlio il nome di Giovanni. Entrambi i complementi sono introdotti dalla preposizione "di" e ciò è, appunto, causa di confusione. Esaminiamo gli esempi: il libro di Mario e la città di Roma. Il primo è un complemento di specificazione perché chiarisce, specifica, che il libro appartiene a Mario; il secondo è un complemento di denominazione perché il nome proprio geografico (Roma) determina un piú generico nome comune (città) precedentemente espresso.
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