Speriamo di non essere colpiti dagli strali dei cosí detti linguisti
d’assalto. L’argomento, diciamolo
subito, si presta perché intendiamo parlare dell’uso “corretto” del verbo
quotare. Questo verbo denominale,
dunque, propriamente significa «stabilire una quota che ciascuno deve dare»,
«assegnare un prezzo» e simili. Alcuni (tutti?),
invece, gli danno un significato che, a nostro modesto avviso, non ha:
apprezzare, stimare, giudicare e simili.
I critici d’arte, infatti, scrivono, per esempio, che «quel pittore è molto quotato», i critici musicali, da parte loro, scrivono che quel «cantante è assai quotato». La domanda, a
questo punto, viene spontanea, come usa dire: il pittore e il cantante costano
molto? Bando agli scherzi, è chiaro che
entrambi i critici intendevano dire che il pittore e il cantante sono molto
apprezzati, stimati, tenuti in gran conto e simili. Perché, allora, non
adoperare questi verbi che fanno alla bisogna, secondo i casi, e usare “quotare” solo nel significato
proprio?
* * *
La parola proposta oggi è: ortologia. Sostantivo femminile,
che non riguarda la cura dell’… orto ma quella di una corretta pronunzia.
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