Probabilmente peccheremo di presunzione se scriviamo – senza tema di essere smentiti – che molte firme di spicco del giornalismo e che si… piccano di “fare la lingua” non hanno mai sentito parlare dei “nomi composti esocentrici”. Bisogna dire, però, per onestà e a loro scusante, che non tutti i cosí detti sacri testi grammaticali trattano l’argomento. Vediamo, dunque. Si dicono esocentrici – in linguistica – quei nomi composti, generalmente un sostantivo e un aggettivo, che hanno il significato nel loro interno, “dentro” (dal greco ‘éso’, ‘éiso’, “dentro”, “all’interno”). Un nome composto la cui “esocentricità” è ben visibile è ‘pellerossa’. Proprio per questo motivo alcuni Autori lasciano questo sostantivo invariato nella forma plurale: il pellerossa, i pellerossa. Per costoro, dunque, il significante è all’interno del termine: l’uomo ‘che ha’ la pelle rossa; l’uomo ‘dalla’ pelle rossa. Noi non condividiamo assolutamente e seguiamo la regola secondo la quale i nomi composti di un sostantivo (pelle) e di un aggettivo (rosso) nella forma plurale mutano le desinenze di entrambi i componenti: il pellerossa, i pellirosse.
sabato 16 febbraio 2013
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