Dalla rubrica di lingua del quotidiano la Repubblica in rete:
• Gaia scrive:
21 luglio 2011 alle 10:38
Salve devo scrivere una mail molto importante ad un docente universitario per chiedergli di ricevermi per iniziare la stesura della tesi ma mi è venuto un dubbio…. posso scrivere “vorrei venire a ricevimento per parlare con lei della mia tesi e sapere se SAREBBE disponibile a seguirmi” oppure al posto di sarebbe è preferibile SIA? grazie mille
• linguista scrive:
21 luglio 2011 alle 10:45
Nelle interrogative indirette introdotte da “se”, va usato l’indicativo o il congiuntivo. Trattandosi di una e-mail rivolta a un suo docente, consiglierei senza dubbio la formula in grado di mettere maggiore distanza, quella con il congiuntivo. Scriva senz’altro “sia”.
Alessandro Di Candia
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Ampliamo la risposta del linguista aggiungendo che con le interrogative indirette si possono adoperare tutt'e tre i modi del verbo: indicativo, congiuntivo e condizionale. Dipende dalle varie "sfumature". Nel caso specifico, al contrario dell'esperto di "Repubblica", ci vedremmo più il condizionale che il congiuntivo, proprio per mettere in evidenza la "maggiore distanza" (a nostro avviso il condizionale è anche il modo del verbo che indica "sudditanza" e "ossequio"). Ecco qualche esempio di Autori illustri in cui sono "rappresentati" tutt'e tre i modi verbali:
• Gaia scrive:
21 luglio 2011 alle 10:38
Salve devo scrivere una mail molto importante ad un docente universitario per chiedergli di ricevermi per iniziare la stesura della tesi ma mi è venuto un dubbio…. posso scrivere “vorrei venire a ricevimento per parlare con lei della mia tesi e sapere se SAREBBE disponibile a seguirmi” oppure al posto di sarebbe è preferibile SIA? grazie mille
• linguista scrive:
21 luglio 2011 alle 10:45
Nelle interrogative indirette introdotte da “se”, va usato l’indicativo o il congiuntivo. Trattandosi di una e-mail rivolta a un suo docente, consiglierei senza dubbio la formula in grado di mettere maggiore distanza, quella con il congiuntivo. Scriva senz’altro “sia”.
Alessandro Di Candia
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Ampliamo la risposta del linguista aggiungendo che con le interrogative indirette si possono adoperare tutt'e tre i modi del verbo: indicativo, congiuntivo e condizionale. Dipende dalle varie "sfumature". Nel caso specifico, al contrario dell'esperto di "Repubblica", ci vedremmo più il condizionale che il congiuntivo, proprio per mettere in evidenza la "maggiore distanza" (a nostro avviso il condizionale è anche il modo del verbo che indica "sudditanza" e "ossequio"). Ecco qualche esempio di Autori illustri in cui sono "rappresentati" tutt'e tre i modi verbali:
Sto in ansietà delle sue nuove e di quelle della mamma e dei fratelli; e vorrei sapere se è partito da Recanati il governatore... (Leopardi)
La quistione se il suicidio giovi o non giovi all'uomo (al che si riduce il sapere se sia o no ragionevole e preeleggibile), si ristringe in questi puri termini. (Leopardi)
E se quando l’abbia saputo, il Piemonte fosse contento, quanto all’arbitrio, rimarrebbe a sapere se sarebbe ugualmente contento quanto alla vergogna che gli verrebbe fatta col cacciare un profugo perché è stato uomo di fede e di onore... (D’Azeglio).
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