lunedì 4 luglio 2011
«Quotare...»
Ciò che stiamo per scrivere non avrà l’approvazione di qualche “linguista d’assalto” e di qualche “coraggioso” anonimo che segue questo portale con la sola speranza di prenderci in castagna, per poi inviarci i suoi commenti. La cosa ci lascia nella piú “squallida indifferenza” e andiamo avanti per la nostra strada sempre piú convinti della bontà di quanto scriviamo, lasciando ai nostri amici la libertà, ovviamente, di seguirci o no.
Intendiamo parlare del verbo denominale “quotare” che significa “fissare, stabilire un prezzo, una quota”: quel titolo è quotato in Borsa. Spesso si usa in senso figurato con il significato generico di “valutare”, “stimare”, “giudicare”, “apprezzare” e simili: È un professionista molto quotato. A nostro avviso è un uso, questo, da evitare in buona lingua italiana (anche se ammesso da numerosi vocabolari). Perché adoperare il verbo quotare fuor del suo significato primario quando ci sono i su citati verbi che fanno alla bisogna?
http://www.etimo.it/?term=quota&find=Cerca
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6 commenti:
Posso provare a fare l'anonimo coraggioso?
"Perché adoperare il verbo quotare fuor del suo significato primario quando ci sono i su citati verbi che fanno alla bisogna?"
Tale possibilità è alla base di ogni parola del vocabolario (non solo italiano). Lei usa tutte le parole solo nel loro significato primario? Fare un elenco sarebbe come suggerire un intero vocabolario. Lei vorrebbe per ogni parola un rapporto biunivoco fra significante e significato (come se il suo vocabolario prevedesse un'unica semantica per ogni lemma). Bene, faccia così! Si prepara ad escludere sinonimia e polisemia, e in ultima analisi la lingua stessa!
Lei è incredibile: se i vocabolari le danno ragione, essi sono auctoritates inviolabili, ma se le danno torto non ne tiene conto.
Gent. "anonimo coraggioso", mi sento di spezzare una lancia a favore del dott. Raso, il quale non impone niente a nessuno e questo mi pare un grande titolo di merito.
Lui fa i suoi ragionamenti, controlla varie fonti, porta le sue motivazioni, esprime le sue preferenze e poi lascia libero il lettore di fare le sue scelte.
Più corretto di così! Non vedo che cosa ci sia da obiettare a un tale modo di porsi.
Anch'io più di una volta non condivido le sue posizioni, ma le considero, le valuto e poi decido di testa mia, come lui stesso ci invita sempre a fare.
Gli si può forse obiettare una certa rigidità in alcune osservazioni, specialmente con i tempi che corrono, ma non certo di essere impositivo e autoritario.
Se non condividiamo le sue idee lui per primo ci dice di andare per la nostra strada.
Non possiamo però non ringraziarlo di invitarci a riflettere.
Cordiali saluti. Otto
"Anonimo coraggioso": è un ossimoro, forse?
Azzardo una ripetizione (concetto già sostenuto con il Signor Nichil): non è vera cultura quella che si basa su prese di posizione sterili e ineducate.
Una domanda ad Anonimo, intanto:
il Suo "Si prepara ad escludere sinonimia ..." è un invito oppure un'affermazione?
Se fosse un invito (come a me sembra)il verbo "preparare" doveva essere coniugato al congiuntivo presente, non all'indicativo.
Tanto per ...
Ringrazio per l'attenzione, come sempre.
Caro In.somma, poiché la frase in questione è una constatazione pura e semplice, posso sperare nella sua assoluzione? Perché avrei dovuto fare "un invito" di questo tipo?
Abbia meno pregiudizi e impari a leggere meglio, prima di lanciarsi in inutili lezioncine da scuola elementare!
PS - "Anonimo coraggioso" è uno pseudonimo come altri (e per inciso meno stupido di "In.Somma").
Tanto per...
Tanto "per ... nulla gentile Anonimo coraggioso": la Sua risposta non mi ha deluso, anzi me l'aspettavo.
Ho scritto che forse il Suo pseudonimo è un ossimoro e Lei risponde che il mio è stupido.
Le assicuro: è una perdita di tempo avere scambi con Lei, se questo deve essere lo stile.
Saluto con stima il Dottor Raso
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