domenica 17 luglio 2011

Disquisizioni...




Da "Domande e risposte" del Treccani in rete:

È giusto utilizzare la prima consonante maiuscola e quindi scrivere “Vicepresidente” o “vicepresidente”? È giusto scriverlo attaccato o staccato aggiungendo una stanghetta (“Vice-presidente”)?

L’uso della cosiddetta maiuscola reverenziale dipende sostanzialmente da fattori esterni al dato linguistico. C’è estrema variabilità nell’uso della maiuscola o della minuscola iniziale con riferimento a titoli, cariche, funzioni svolte dagli esseri umani nel consesso civile, vale a dire nelle sue articolazioni organizzate a livello istituzionale, legale, associativo, ecc. Una variabilità che dipende dal tempo storico; dal contesto e dall’occasione; dalle intenzioni dello scrivente e dalle sue presupposizioni sull’orizzonte d’attesa del destinatario.
Può accadere, per fare un esempio, che il dirigente di un servizio ministeriale suggerisca ai suoi dipendenti di usare la maiuscola nelle pratiche interne e nella corrispondenza volta all’esterno ogni volta che si debbano menzionare alte cariche istituzionali, operanti sia nel pubblico, sia nel privato; un altro dirigente di pari rango e competenza dello stesso o di altro ministero potrebbe rivelarsi più selettivo, distinguendo tra maiuscole reverenziali da destinare soltanto alle più alte cariche dello Stato (per fare un esempio) ma non alle cariche di minor rango nella pubblica amministrazione.

Chi ha ragione? Chi ha torto? La grammatica non impone leggi capestro su questi fenomeni, anzi, sembra muoversi liberamente sulla fluida superficie dell’uso e delle situazioni particolari. Come scrive Luca Serianni nella sua “garzantina” Italiano (1997, I.191), «in casi del genere l’uso della maiuscola è legato a fattori stilistici: ci aspettiamo di leggere Papa se chi scrive è un cattolico o comunque un ammiratore del pontefice, papa se il discorso muove da indifferenza o addirittura da ostilità». In definitiva, deve essere scrupolo dello scrivente capire in quale situazione, con quali fini e destinatari e con quale tasso di formalità sta organizzando il suo atto comunicativo: da questa comprensione, potrà far discendere un uso sensato ed efficace dello strumento a due facce maiuscolo/minuscolo, cercando peraltro di perseguire una coerenza sistematica all’interno del testo o dell’insieme dei testi: Vicepresidente ma anche Consigliere, Amministratore Delegato, Sindaco ecc.; vicepresidente ma anche consigliere, amministratore delegato, sindaco, ecc.

Per quanto riguarda la scelta tra univerbazione (cioè, unione in unica parola: vicepresidente) e grafia analitica (vice-presidente; ma sarebbe possibile anche vice presidente), si sostiene che la scrizione unita (primo esempio) testimoni come lo scrivente avverta ormai un unico organismo nella somma dei due elementi formativi (vice e presidente). Anche qui, però, come nel caso della scelta tra maiuscola reverenziale e minuscola, entrano in gioco percezioni soggettive e usi locali.

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Consigliamo vivamente l'univerbazione perché "vice" è in funzione di prefisso e come tutti i prefissi si "attacca" alla parola che segue.

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