lunedì 10 gennaio 2011

Due complementi distinti ("rapporto" e "relazione")


Abbiamo notato - con stupore - che la grammatica di Maurizio Dardano e Pietro Trifone assimila il complemento di relazione a quello di rapporto. Citiamo testualmente: «Rapporto o relazione (tra chi?, tra quali cose?): indica un rapporto, una relazione: c’è stato un battibecco tra loro; tra l’uno e l’altro c’è poca differenza; sono in buoni rapporti con il direttore. È retto dalle preposizioni “tra (fra)”, “con”».
Saremo lieti di essere smentiti, ma a nostro modo di vedere sono due complementi distinti. Il complemento di relazione, chiamato anche “accusativo alla greca” (tipico del costrutto sintattico del greco antico) non è introdotto da alcuna preposizione e indica in relazione e limitatamente a che cosa venga espressa l’idea contenuta in un verbo al participio passato come, per esempio, “colpito”, “ferito”, incoronato”, “cinto”, “vestito” ecc. o in un aggettivo come, sempre a mo’ d’esempio, “nudo”, “biondo”, “pallido” e via dicendo. Vediamo qualche esempio d’Autore: “Ebe, ilare il volto e l’abito succinta, le corse incontro” (V. Monti); “Sparsa le trecce morbide sull’affannoso petto” (Manzoni).
Il complemento di rapporto, introdotto dalla preposizione “con” (a volte anche “fra” o “tra”) indica, come dice lo stesso termine, la persona, l’animale o la cosa con cui si stabilisce un... rapporto, un legame. Qualche esempio: Alcuni genitori hanno dei gravi contrasti con i figli; Con quell’individuo non voglio averci che fare; Fra compari, di solito, c’è molta intesa.

Nessun commento: