Dalla rubrica di lingua del quotidiano la Repubblica in rete:
Lorenzo scrive:
Gentili linguisti,
sin dalle elementari un dubbio mia ha sempre assalito, confuso dai pareri contraddittori di varie persone. Ve lo esplico brevemente: è più corretto “sia… sia…” oppure “sia… che…”?
Grazie.
linguista scrive:
Sono corrette entrambe le soluzioni. Si può aggiungere che la correlazione “sia… sia” risulta maggiormente formale di “sia… che”. La scelta tra l’una e l’altra dipende quindi da fattori stilistici.
Alessandro Di Candia
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Forse è il caso di aggiungere alla risposta del linguista che la Crusca sconsiglia l’uso della correlazione “sia... che”:
Sia… sia o sia… che? Un quesito posto frequentemente riguarda la forma più corretta nei nessi correlativi.
Sia… sia / sia… che
Riportiamo quello che suggeriscono a tale proposito Valeria Della Valle e Giuseppe Patota nel loro Il Salvaitaliano (Sperling & Kupfer Editori, 2000, pp. 172-3).
«La forma tradizionale, per questo tipo di correlazioni, è sempre stata sia… sia. Pensate che nel passato, quando ancora si coglieva il fatto che quei due sia erano forme del verbo essere, si potevano trovare anche altre coppie di voci verbali, come siano… siano o fosse… fosse.
La forma sia… che, comparsa per la prima volta nell’Ottocento, oggi è diffusissima, e non può certo essere considerata un errore; noi comunque, vi suggeriamo di non usarla, sia per amor di tradizione, sia perché, in frasi lunghe e complesse, potrebbe generare confusione con altri tipi di che. Pensate a una frase come questa: “La mostra è adatta sia agli adulti, che apprezzeranno l’equilibrio delle linee e dei colori, che ai bambini, che potranno divertirsi nello ’spazio disegni’ creato apposta per loro”. Se, al posto di sia… che, userete sia… sia, eviterete quella gran folla di che, e tutto diventerà più chiaro: “La mostra è adatta sia agli adulti, che apprezzeranno l’equilibrio delle linee e dei colori, sia ai bambini, che potranno divertirsi nello ’spazio disegni’ creato apposta per loro”.»
1 commento:
Ottimo il riferimento alla radice storica dell'espressione. Potrebbe infatti non essere ovvio a tutti che il riferimento è al verbo essere.
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