domenica 15 settembre 2024

L'insegna del barbiere


 
Segnaliamo una curiosità, non prettamente linguistica ma interessante: il barbiere-chirurgo. Peccato che la prosa lasci un po' a desiderare, come usa dire. Qui.


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La lingua “biforcuta” della stampa

Medico accoltellata nel parcheggio dell’ospedale Giovanni Bosco, arrestato l’aggressore per tentato omicidio

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“Medico accoltellata” è un “incesto linguistico”. Il femminile medica, correttissimo, si trova, ormai, in quasi tutti i vocabolari dell’uso perché rispetta la legge sulla formazione del femminile dei sostantivi maschili in “-o”. Si veda anche qui.


(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)


sabato 14 settembre 2024

Il pianeta e la pianeta


E
cco un termine che si potrebbe definire “polisemico-metaplastico” (due significati e cambio di genere): pianeta. Questo lessema, dunque, può essere maschile e femminile e nella forma plurale segue la normale “legge” della formazione del plurale (desinenza “-i” per il maschile ed “-e” per il femminile). Il maschile indica il globo terracqueo, chiamato pianeta, dal greco antico “planetes” (vagabondo, errante) in quanto, nei tempi andati (secoli e secoli fa), gli studiosi di astronomia avevano notato che alcuni corpi celesti si muovevano (erranti) rispetto alle stelle fisse. Il globo terreste (terra), dunque, è chiamato pianeta perché come gli altri “vagabondi”, “erranti” corpi celesti orbita attorno al Sole. La pianeta, il paramento liturgico indossato dai sacerdoti durante la celebrazione della messa viene, invece, dal latino tardo “planeta(m)” e in origine designava un mantello (per la pioggia) chiuso da tutte le parti ad eccezione della sommità per permettere il passaggio della testa. In seguito fu accorciato, tagliato ai fianchi fino ad assumere la forma di uno scapolare.

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La lingua “biforcuta” della stampa

Dalila Di Lazzaro: «La mia prima volta rimasi incinta. I miei genitori mi cacciarono di casa. Mio figlio morto a 22 anni è stata la cosa più bella che ho avuto»

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La cosa più bella il figlio morto? Non sarebbe stato il caso, per evitare fraintendimenti o ambiguità, di mettere “morto a 22 anni” fra due virgole? Mio figlio, morto a 22 anni, è stata la cosa più bella che ho avuto. Ma tant’è. 



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giovedì 12 settembre 2024

Coonestare, verbo enantiosemico?

 


T
utti i vocabolari (se non cadiamo in errore) attestano il verbo “coonestare” transitivo con l’accezione di “giustificare un'azione disonesta o scorretta fornendone ragioni e spiegazioni solo in apparenza vere, tali però da farla apparire legittima od onesta” (Devoto-Oli). 

Sembra, però, che il compianto Luca Serianni, considerato il “principe dei linguisti”, abbia attribuito al verbo in oggetto anche il significato positivo di “favorire, sospingere, facilitare” e simili. Il verbo in questione, stando così le cose, si potrebbe classificare – a nostro avviso – tra i verbi enantiosemici*, avendo due accezioni opposte, come, per esempio, “affittare”, “spolverare”, “tirare”, “ospitare”, “lasciare”. Stupisce, in proposito, il “silenzio” dei lessicografi e, quindi, dei vocabolari.

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Coonestare

*Enantiosemia


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lunedì 9 settembre 2024

La borgomastra? E chi lo vieta!?

 


Un nostro assiduo lettore, che chiede di rimanere incognito, con una squisita elettroposta desidera sapere se esiste il femminile di borgomastro, termine corrispondente al nostro sindaco in uso in Germania e nei Paesi di area teutonica. Ha consultato tutti i vocabolari in suo possesso – scrive – ma non ha trovato una risposta. Esiste, insomma, il femminile? Per chi scrive, cortese amico, esiste eccome, anche se non attestato nei vocabolari: “borgomastra” (il plurale, naturalmente, "borgomastre"). Secondo la grammatica della lingua italiana i sostantivi maschili in “-o” formano il femminile mutando la desinenza “-o” in “-a”: sarto/sarta; cuoco/cuoca; maestro/maestra; figlio/figlia. Borgomastro nella forma femminile diventa, pertanto, borgomastra, in conformità delle norme grammaticali. Sotto il profilo etimologico il termine è composto con le voci germaniche “burg” (borgo, città) e “meister” (comandante, capo), alla lettera il “capo della città”. Tornando alla lingua di Dante il femminile “borgomastra” (anche se “snobbato” dai vocabolari) si trova in alcune pubblicazioni. E l'estensore di queste noterelle concorda pienamente.



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venerdì 6 settembre 2024

La trombettiera

 


Oggi anche le donne, giustamente, sono ammesse a far parte delle forze armate e dei vari corpi di polizia; si pone, pertanto, il problema di come "appellarle". Come si chiama, per esempio, la soldata che, il mattino, dà la sveglia col suono della tromba? La trombettiere? I lessicografi non si sono posti il problema. Tra i vocabolari consultati solo il Garzanti e lo Zingarelli 2025 hanno affrontato il tema attestando trombettiera. Il termine ci sembra perfettamente in regola con le leggi della grammatica essendo un neologismo lessicale tratto dal maschile trombettiere. Il suffisso "-iere/a", dal latino "-arius", indica, per l'appunto, un'attività, una professione, un mestiere. Il femminile trombettiera designa, pertanto, una donna che suona la tromba. Perché il Garzanti ha "riempito un vuoto lessicale" e gli altri vocabolari no? I lessicografi restii possono trovare una "pezza d'appoggio" cliccando qui.



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giovedì 5 settembre 2024

Inaccusativi e inergativi (verbi)

 


Probabilmente molti lettori non hanno mai sentito parlare dei verbi cosiddetti inaccusativi e inergativi perché non tutti i “sacri testi” ne fanno menzione. Cerchiamo, quindi, di sopperire a questa ”mancanza” cominciando con il dire che in lingua italiana i verbi intransitivi (quelli che non hanno un complemento oggetto) si dividono in due categorie: verbi inaccusativi e verbi inergativi. Queste categorie si differenziano per il “comportamento sintattico” del soggetto. Vediamo di spiegarci meglio. Nei verbi inaccusativi (che, ricordiamo, sono intransitivi) il soggetto ha “caratteristiche sintattiche” simili a quelle dell’oggetto dei verbi transitivi. Tra questi possiamo citare, a mo’ d’esempio, i verbi “sparire”; “cadere”; “arrivare” e nei tempi composti prendono l’ausiliare ‘essere’: Paolo è sparito; Giuseppina è caduta; Rossano è arrivato. I verbi inaccusativi, insomma, indicano uno stato o una situazione in cui il soggetto subisce un'azione (non la "riversano", cioè, sull'oggetto).

Nei verbi inergativi il soggetto ha, invece, “caratteristiche sintattiche” tipiche del soggetto dei verbi transitivi. Vediamo, sempre a mo’ d’esempio, qualche verbo inergativo: “ridere”; “lavorare”; “camminare” l’ausiliare dei quali, nei tempi composti, è ‘avere’: Filippo ha riso ininterrottamente; Peppino ha lavorato senza risparmiarsi; Rosalba ha camminato tutto il giorno. Come si può ben notare la principale differenza tra le due categorie sta nell’uso dell’ausiliare (essere per i verbi inaccusativi e avere per quelli inergativi). Un’annotazione finale. Nei verbi inaccusativi il soggetto si può trovare dopo il verbo (è arrivato Rossano), mentre in quelli inergativi il soggetto si trova, solitamente, prima del verbo (Peppino ha lavorato).

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A proposito della nostra proposta di chiamare "saldatora" la donna addetta alla saldatrice rimandiamo al sito della Treccani


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La lingua “biforcuta” della stampa

Incoronata la nuova regina dei Maori: a 27 anni è la sovrana più giovane del mondo

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No, non ci rassegniamo. Anche se di uso corrente il mondo non si può prendere come termine di paragone. Correttamente: più giovane al mondo.




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lunedì 2 settembre 2024

Il linguaggio della stampa


Riceviamo e pubblichiamo

S
trage di Solingen: in molti giornali (tra cui La Stampa) e in numerosi giornali radio e telegiornali la versione corrente è “tre vittime e otto feriti”. Forse “vittima” è sinonimo di “morto”? O forse “morto” non è politicamente corretto. Si preferisce infatti ricorrere ad eufemismi (scomparso, mancato, …). 

Agrigento e mafia – leggo: “Il sindaco di Agrigento Francesco Miccichè ha deciso di vietare la vendita di souvenir inneggianti la mafia e i mafiosi”. Certo, anticamente inneggiare era talvolta transitivo. Forse però si tratta del movimento di soppressione della preposizione a (vicino Roma …). 

Omicidio Verzeni: l’assassino, pare, ha confessato. Però continua ad essere indicato come “presunto”: forse ha dichiarato di presumere di essere l’assassino? Inoltre stiamo assistendo ad una serie di equilibrismi politicamente corretti per non dire che ha la pelle scura: italiano, italiano di seconda generazione, italiano originario del Mali (ma, se è nato in Italia, originari del Mali sono i suoi genitori). Ormai il termine italiano fa riferimento esclusivamente alla condizione giuridica di chi ha la cittadinanza italiana. Nella patria del politicamente corretto e dell’integrazione – gli USA – si usa parlare di african americans, o afro-americans, o ancora di black americans, anche con riferimento a personaggi di altissimo rango (v. Obama). Da noi è invalso l’uso del termine afroamericano, considerato politicamente corretto. Sarebbe politicamente scorretto parlare di afroitaliani? 

Pier Paolo Falcone 



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