mercoledì 7 agosto 2024

Sull'uso ortodosso della preposizione "da"


 Riproponiamo un nostro vecchio intervento sull’uso ortodosso della preposizione “da”. 

Sul corretto uso della preposizione "da" non tutti i sacri testi - ci sembra - concordano. Cominciamo con il dire che detta preposizione non si apostrofa mai, salvo in alcune locuzioni avverbiali. È grave errore scrivere, per esempio, «case d'affittare», «polvere d'aspergere» e simili. Perché è un errore? È presto detto. Si potrebbe confondere - se apostrofata - con la sorella "di" (la sola legittimata a prendere l'apostrofo). Non scriveremo mai, quindi, «d'ognuno», «d'ieri» ecc., che non significano "da ognuno", "da ieri" ma "di ognuno", "di ieri". E veniamo all'uso corretto. È adoperata correttamente quando sta a indicare l'idoneità, l'attitudine, la destinazione d'uso di una determinata cosa: pianta 'da' frutto (destinata a dare frutta); bicicletta 'da' corsa (idonea per la corsa); sala 'da' pranzo (destinata per il pranzo). Non è corretto il suo uso (e va sostituita con la "di") quando si parla di una qualità specifica: una notte 'd' 'incubo; un ingorgo 'di' paura; una festa 'di' ballo. Si dovrebbe dire, quindi, «biglietto 'di' visita» (non da visita). C'è una regola empirica (non valida al cento per cento, ovviamente) che ci permette di non sbagliare sull'uso dell'una o dell'altra preposizione ('di' e 'da'). Quando la preposizione 'da' è seguita da un sostantivo che può essere sostituito con un aggettivo o con una proposizione relativa si "trasforma" in 'di'. Una notte 'da' favola, cioè una notte "favolosa", diventerà, correttamente, una notte 'di' favola; una notte 'da' re, vale a dire una notte "regale", sarà una notte 'di' re; un ingorgo 'da' paura, un ingorgo, cioè, che fa, che mette paura sarà un ingorgo 'di' paura. Non tutti i linguisti, però, concordano. Voi, amici, seguite il vostro "istinto linguistico", se le nostre modeste noterelle non vi convincono. E sempre sul corretto uso della preposizione “da”, ricordiamo, e concludiamo, che va sostituita con la sorella “di” quando si parla di un ruolo svolto da qualcuno (ruolo di centravanti), di un posto che si occupa (posto di direttore generale) e quando si indica una divisa o un’uniforme (divisa di vigile urbano). In questi casi siamo in presenza di un normale complemento di specificazione che si introduce, appunto, con la preposizione “di”. Inutile aggiungere che la stampa... 



(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)

Nessun commento: