Abbiamo più volte segnalato alla redazione del sito Treccani, sezione “La grammatica italiana”, alcune inesattezze (per non dire errori) da emendare dove si affronta il “Femminile dei nomi di professione”. Ma non siamo stati ascoltati. E ci dispiace davvero perché queste ‘inesattezze’ inficiano l’autorevolezza e il prestigio della Treccani. Secondo i curatori della parte grammaticale (del vocabolario) presidente e vigile nella forma femminile diventano presidentessa e vigilessa, ‘dimenticando’ che buona parte dei nomi maschili in “-e” si possono considerare epiceni; per formare il femminile, quindi, è sufficiente cambiare l’articolo: il preside/la preside; il demente/la demente; il nipote/la nipote; il presidente/la presidente; il vigile/la vigile. La terminazione “-essa” (a parte le forme cristallizzate: contessa, baronessa, professoressa ecc.) è da evitare come la peste perché ha un “sapore” spregiativo. Per quanto attiene a poliziotto e magistrato sconsigliamo recisamente le forme “donna poliziotto” e “donna magistrato” essendoci i regolari femminili poliziotta e magistrata. Infine, i nomi in “-tore” formano il femminile – non il plurale, come si legge – in “-trice”.
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