lunedì 1 luglio 2024

Sgroi – 182 - UN MONDO SENZA CONFINI, GLI ATOMI INFINITI, IL LINGUAGGIO E GLI UMANI

 




di Salvatore Claudio Sgroi 

 

0. Evento editoriale 

La ripubblicazione di alcuni preziosi saggi di Tullio De Mauro in Passione civile, Roma-Bari, Laterza 2024, è l’occasione per soffermarci in particolare sul primo, Tullio De Mauro incontra Epicuro (2010), pp. 3-23, ricco di riflessioni sul mondo, il linguaggio e gli umani. 

 

1. Un mondo senza confini, di atomi infiniti  

Lo so che siete stati molto colpiti dalla mia idea di un mondo senza confini e senza un centro, un mondo fatto solo di spazio senza limiti in cui sempre e solo sciamano atomi infiniti, che scorrono soli oppure si urtano e allora a volte si aggregano in mondi, come il nostro che vediamo e altri innumerevoli, che congetturiamo siano esistiti ed esistano nell’infinito spazio e nel tempo, tutti mondi caduchi, nati nel tempo dagli atomi aggregati e destinati nel tempo a dissolversi negli atomi che, sempre, a essi preesistono e a essi sopravvivono e tornano liberi, soli, perenni a vagare nello spazio vuoto fino, talvolta, a nuove aggregazioni, perché, caro il mio intervistatore, niente nasce dal nulla ma nemmeno niente finisce nel nulla, niente si crea e niente si distrugge. Questo fa colpo, disorienta molti o attrae” (pp. 10-11). 

 

2. “Mortalia facta peribunt  

E tutto questo è avvenuto, avviene e avverrà, forse per vie diverse nei diversi mondi infiniti, ma sempre nascendo dall’aggregarsi e disaggregarsi degli atomi e senz’alcun intervento divino. Lo so: sono queste cose, gli atomi, il vuoto senza confini, l’indistruttibilità degli atomi, la comune natura dei viventi non umani e umani, l’assenza di interventi divini, sono queste cose che, so bene, colpiscono l’immaginazione o provocano ripulse e condanne, e sono all’origine delle stupide dicerie che, se non fossimo saggi, turberebbero me [Epicuro] e i miei scolari, Ma quella visione del mondo è importante solo se e perché è vera e, se è vera, lo è per quel che viene prima e se è importante è per quel che segue” (pp. 15-16). 

 

3. Origine degli umani, del linguaggio, delle lingue e loro variabilità 

E, forma di vita tra le altre, è nata la specie degli umani, all’inizio, congetturo, un gregge di bestioni che come tanti altri animali sbuffavano, latravano, muggivano, si torcevano per far sapere se godevano o soffrivano o avevano qualche urgenza. Poi, sempre per obbedire a necessità, i bestioni non solo hanno cominciato a comunicare se godevano o soffrivano, ma hanno fatto di quei suoni parole. Ovviamente queste non sono nate per convenzione, un patto, che, senza ancora parole, non sarebbe stato possibile, ma perché la stessa natura degli umani, a secondo delle diverse esigenze dei luoghi, dei bisogni, dei tempi, li ha portati ad abituarsi a mandar fuori una certa aria particolare per una certa esperienza di cose evidenti o per una certa visione- […] Così si sono create le parole in forme anche assai diverse per i diversi popoli” (pp. 11-12).  

 

4. Cambiamento della lingua 

Dunque, non è una stranezza quella che io ho affermato: cambiano nel tempo i modi di parlare, cambiano i suoni, cambiano le cose eterogenee subordinate al suono di ciascuna parola” (p. 14). 

 

5. Linguaggio: regole e patti 

Il linguaggio […] ha permesso agli umani di fare tra loro patti e di stabilire regole, diverse da luogo a luogo, da un tempo a un altro, come diversi sono i suoni e le parole e ciò che sotto esse si cela, il significato, come dice lei” (p. 15).  


6. Linguaggio e sapere mutabile 

E con le parole i diversi gruppi di umani nelle diverse plaghe della Terra hanno costruito quel che a loro nei diversi luoghi e tempi è parso e pare di poter chiamare il sapere, anch’esso, come ogni umana cosa, destinato a cambiare adattandosi a nuove sensate esperienze e necessità fino a che il vecchio sapere svanisce, come cambia ciò che si nasconde sotto il suono delle parole” (p. 15). 

 

7. Realtà e linguaggio 

Larte di insegnare il modo preciso con cui una lettera corrisponde a un suono, un suono a una lettera, mi ha dato l’idea che nel costruire tutto il retto sapere noi dobbiamo procedere proprio in questo modo: ascoltare le voci delle cose, dico io, le voci delle cose e non vuote ciance, e scoprire l’alfabeto in cui le cose del libro della natura sono scritte” (p. 7). 

 

8. Leggi non ambigue 

E qua e là tra i popoli, non tutti, è cominciato un lavoro di rifinitura: con le parole sono stati stretti patti e sono state definite leggi, badi bene anche queste assai diverse per i diversi popoli e tempi, e si è cercato e sempre si deve cercare di non avere espressioni ambigue e di esprimersi nel modo più breve e corrente possibile” (p. 12).  

 

9. Chiarezza comunicativa 

Quando formulano asserti su come sono fatti il mondo, i viventi, le cose [q]ui valgono sempre le regole che ho detto, asserti precisi, chiari, comprensibili, altro che sciatti.” (ibid,). 

 

10. Lessico comune 

Guardare alle parole d’ogni giorno per cogliere le cose cui fondamentalmente si riferiscono. Lavoro non facile, lo so, perché sotto ogni parola c’è di tutto e quel che vi si nasconde, l’ho già detto, cambia attraverso il tempo. Proprio per questo bisogna guardare alle parole più comuni per vederne il nocciolo stabile […] [P]er vedere il nocciolo dobbiamo affidarci alla sensazione: l’esperienza della sensazione è la base…” (p. 16). 

 

11. Parole nuove 

E solo al sorgere di esperienze nuove e col ragionarci, oggi come nel passato, possiamo introdurre parole nuove se sono meglio adatte a capire e comunicare ciò che davvero sia nuovo. Così nella loro lunga vicenda molteplice gli umani hanno piegato i suoni della voce a diventare modi di esprimersi, lingue, fatti di nomi, di parole in ciascuna delle quali si addensano riferimenti alle cose, esperienze, immagini, pensieri, memorie di sensazioni piacevoli e dolorose, nozioni generali…” (pp. 12-13). 

 

12. Lingua orale e lingua scritta 

Il discorso orale, se non è banale, si presta ad essere truffaldino, lo scritto invece impone a chi scrive e consente molto meglio a chi legge di controllare la fondatezza degli asserti” (p. 7).  

 

13. Imparare a leggere e scrivere 

In effetti le cose che i maestri insegnano sono la base di tutto il sapere: imparare a leggere e scrivere lettere e numeri è una necessità per chi vuole essere sapiente. La lettura e la memoria di molti scritti sono indispensabili per nutrirsi dei retti pensieri che altri hanno pensato e anche per imparare a conoscere ed evitare i falsi pensieri” (ibid. ). 

 

14. La verità 

La folla o il deserto nulla aggiungono o tolgono al carattere di verità di una dottrina” (p. 9). 

 

15. Giovinezza e vecchiezza 

Si ricordi che la vecchiezza è migliore della giovinezza, questa ha un futuro incerto, la vecchiezza gode sicura della memoria dei giorni felici già vissuti” (p. 23). 

 

SOMMARIO 

0. Evento editoriale 

1. Un mondo senza confini, di atomi infiniti  

2. “Mortalia facta peribunt  

3. Origine degli umani, del linguaggio, delle lingue e loro variabilità 

4. Cambiamento della lingua 

5. Linguaggio: regole e patti 

6. Linguaggio e sapere mutabile 

7. Realtà e linguaggio 

8. Leggi non ambigue 

9. Chiarezza comunicativa  

10. Lessico comune 

11. Parole nuove 

12. Lingua orale e lingua scritta 

13. Imparare a leggere e scrivere 

14. La verità 

15. Giovinezza e vecchiezza 



















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