mercoledì 31 luglio 2024

Il femminile di saldatore


B
uona parte dei vocabolari consultati (Devoto-Oli, Gabrielli, Zingarelli, Garzanti, Treccani) attestano "saldatrice" femminile del sostantivo saldatore, cioè l'operaio specializzato addetto alla saldatura. A nostro modo di vedere la saldatrice non è il femminile di saldatore, ma - come si può leggere anche nei comuni vocabolari dell'uso - la "macchina per eseguire le saldature". Per non creare confusione tra la macchina per le saldature e la figura femminile addetta alla saldatura, chi scrive propone di chiamare "saldatrice" l'utensile e "saldatora" l'operaia addetta alle operazioni di saldatura. Come abbiamo visto precedentemente i sostantivi maschili in "-tore" possono formare il femminile in "-tora" se la "t" del confisso "-tore" è preceduta da una consonante diversa (dalla "t"). Nel caso specifico, oltretutto, prima della "t" non c'è una consonante ma una vocale. Da saldatore, quindi, si può benissimo formare il femminile saldatora, senza gridare allo "scandalo linguistico". 

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Una parola proposta da questo portale e non a lemma nei vocabolari dell'uso: haraSostantivo femminile, tratto dal latino "hara(m)", con il quale si indica un "recinto per maiali", un porcile, insomma. Termine di uso prettamente letterario. 

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La lingua “biforcuta” della stampa

Regno Unito

Accoltellamento di Southport, è morta una terza bambina. Ancora ignote le motivazioni dell'aggressore 17enne

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In buona lingua: motivi (non motivazioni). Motivo e motivazione hanno significati diversi. Gli operatori dell’informazione possono “apprendere” la differenza cliccando qui e qui.


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Scene di terrore nel quadrante nord della capitale. I residenti: “Esplosioni continue”. Il sindaco: “Sgomberate 6 palazzine, aa fuoco 4 auto”. Quaranta persone fatte uscire dall’Osservatorio. Chiusi i lungotevere Oberdan e della Vittoria

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A parte il “normale” refuso (aa fuoco), i redattori titolisti (ma non solo) dovrebbero sapere che lungotevere si pluralizza normalmente (anche se il Tevere è uno solo).


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Maurizio Molinari: "Gli attacchi ai media di Meloni la allontanano dall'Europa"

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Un “atroce” dilemma: gli attacchi ai media (che sono) di Meloni, o Meloni attacca i media?

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Appuntamenti

Notti d’estate passeggiando in riva al Colosseo: cosa fare quando tramonta il sole

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Giuriamo: non sapevamo - e di questo ringraziamo gli operatori dell'informazione -  che si potesse passeggiare in riva al Colosseo.

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TheBorderline, Vito Loiacono rilancia: “Cercasi giovani tra i 18 e i 25 anni per video su YouTube per ragazzini”

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In lingua italiana corretta: cercansi (o si cercano). Non è un “si impersonale”, si tratta di un “si passivante”.




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lunedì 29 luglio 2024

La pompiera

 


Tra i vocabolari consultati (De Mauro, Olivetti, Devoto-Oli, Gabrielli, Garzanti, Treccani, Sapere.it, Palazzi, Zingarelli, Sabatini Coletti), solo lo Zingarelli, il Garzanti e Sapere.it attestano il regolare femminile di pompiere: pompiera. Non comprendiamo il “silenzio” degli altri dizionari. E a proposito del femminile dei nomi di professione, riteniamo sia il caso che i responsabili della grammatica italiana del sito Treccani riguardino alcune “sviste”. Il femminile di presidente non è “presidentessa” ma (la) presidente; quello di vigile è… (la) vigile. Quanto a “donna poliziotto” e a “donna magistrato” sono da evitare essendoci i regolari femminili poliziotta e magistrata. 

Dal Treccani in rete: 

FEMMINILE DEI NOMI DI PROFESSIONE 

Alcuni nomi di professione formano il femminile attraverso la desinenza -a, come avviene comunemente per i sostantivi 

il maestro ▶ la maestra  

il cuoco ▶ la cuoca 

il sarto ▶ la sarta 

l’infermiere ▶ l’infermiera 

Con i nomi di professione che appartengono alla categoria dei nomi di ➔genere comune, si utilizza il nome maschile di professione invariato 

il cantante ▶ la cantante  

il regista ▶ la regista 

il farmacista ▶ la farmacista 

Altri nomi, invece, formano il femminile aggiungendo il suffisso -essa al nome maschile 

dottore ▶ dottoressa  

presidente ▶ presidentessa 

vigile ▶ vigilessa 

La maggior parte dei nomi che al maschile singolare terminano in -tore formano il plurale in -trice * 

pittore ▶ pittrice  

scrittore ▶ scrittrice 

senatore ▶ senatrice 

In alcuni casi, si può aggiungere al maschile il determinante donna 

la donna poliziotto (anche, più comune, poliziotta) 

la donna magistrato (anche, meno comune, magistrata).  

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* Se la desinenza “-tore”, o, meglio, il confisso del sostantivo maschile è preceduto da una consonante diversa dalla “t” il femminile può fare in “-tora”: pastora, tintora, questora, impostora, lavatora.

Nei nomi in -tore ci era sfuggito: formano il femminile, non il plurale.


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La lingua “biforcuta” della stampa

Milano

A processo con rito immediato la maestra educatrice accusata di maltrattamenti e violenze a dieci bambini di un asilo nido comunale

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Ci sono anche delle maestre non educatrici?


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sabato 27 luglio 2024

A proposito del plurale di malalingua


 Come abbiamo scritto mercoledì, 24 luglio, il plurale malelingue - come riportano i vocabolari -  a nostro modo di vedere è errato perché non rispetta la regola grammaticale riguardante la formazione del plurale dei nomi composti di un aggettivo e di un sostantivo. Falsariga pluralizza, infatti, in falsarighe rispettando la su menzionata regola. Il DOP (e lo Zingarelli), in proposito, riporta falserighe plurale di uso raro. Per quanto attiene al plurale di malalingua, i lessicografi (e, quindi, i vocabolari) potrebbero seguire l'esempio del DOP, attestando malalingue (che secondo chi scrive è il plurale corretto) e malelingue di uso raro. In questo modo potrebbero salvare, come usa dire, capra e cavoli. Potrebbero fare altrettanto per quanto riguarda il plurale di malafede: malafedi e malefedi di uso raro. Malafedi, plurale ritenuto errato dai lessicografi, è immortalato nel Prontuario di pronunzia e di ortografia di Giulio Bertoni e F. Alessandro Ugolini.


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OlimpiadeOlimpiadi e Giochi olimpici: storia di un evento e di parole che hanno attraversato i millenni.

L'Accademia della Crusca "analizza" i vari sintagmi.



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venerdì 26 luglio 2024

L'elzeviro

 


V
i siete mai chiesto/ti, cortesi amici, perché l’articolo di fondo di un giornale, soprattutto quello della pagina letteraria, si chiama elzeviro? No? Ve lo “sveliamo”. Si chiama così perché un tempo questo articolo era composto con caratteri di stampa inventati dalla famiglia olandese Elzevier che, dal 1592 al 1680 ad Amsterdam e a Leida, pubblicò molte opere latine stampate con caratteri molto nitidi, eleganti e piacevoli all’occhio. Per estensione si chiama elzeviro una qualsivoglia pubblicazione stampata con particolare cura.


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La lingua “biforcuta” della stampa


Giovanni Fuochi, il post in divisa da SS dell’ex comandante dell’aeroporto militare di San Damiano (già candidato con FdI): “Sinistrorsi vi aspetto

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In lingua italiana corretta: divisa di. Si tratta di un normale complemento di specificazione. Si veda qui, al punto 2. a.

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LA SENTENZA

Maxi diga di Genova, appalto regolare. Il Consiglio di Stato annulla la sentenza del Tar che aveva bocciato l’affidamento a Webuild

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Correttamente: maxidiga.  Qui.


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mercoledì 24 luglio 2024

Le malalingue? Perché no?!


 Sì, ci attireremo le ire e gli strali di linguisti e lessicografi per quello che stiamo per scrivere in quanto è una chiara "provocazione linguistica". Intendiamo parlare di un plurale che, a nostro modo di vedere, è errato perché vìola le leggi della grammatica: malelingue. In questo caso tutti i lessicografi (e linguisti) e, quindi, tutti i vocabolari, non si accapigliano e, all'unisono, "sentenziano": il plurale del sostantivo malalingua è malelingue. Per chi scrive, invece, è un plurale "orrendamente errato" perché non rispetta la regola secondo la quale i nomi composti di un aggettivo (mala) e di un sostantivo (lingua) nella forma plurale mutano la desinenza del solo sostantivo. In ottemperanza alla suddetta regola il plurale corretto è, quindi, malalingue

PS: Il plurale di falsariga è falsArighe (come riportano tuti i vocabolari); perché, invece, malalingua pluralizza in malElingue? Non è lo stesso caso?



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lunedì 22 luglio 2024

Succube? No, succubo

 


Stupisce, e non poco, il constatare che il prestigioso e autorevole vocabolario Treccani in linea (ma anche lo Zingarelli e altri dizionari), attesti il sintagma “succube” al pari di “succubo”. Per il Treccani, insomma, il lemma “succube” è voce corretta. Ci spiace, ma dissentiamo totalmente: la sola forma corretta è “succubo”; “succube” è grafia tollerata che in buona lingua italiana è da evitare, se si vuole scrivere e parlare correttamente.

Treccani: sùccubo (o sùccube) agg. e s. m. (f. -a e, rispettivam., -e) [dal lat. succŭba s. m. e f., comp. di sub- e tema di cubare «giacere», quindi propr. «chi si sottomette ad altra persona in un rapporto venereo», riferito come femm. (in Ovidio) a donna adultera, e come masch. (nel lat. tardo, in Prudenzio) al giovinetto Giacinto, amato, per la sua bellezza, da Apollo; la forma sùccube è influenzata dal francese]. – 1. agg. e s. m. Che si lascia dominare da altri, che non ha la forza e la capacità di far valere, contro le imposizioni altrui, la propria volontà e personalità (contrapp. al più raro incube): una donna succuba del marito; in quell’ufficio sono tutti s. del direttore; non conta nulla in casa, è un succubo della moglie e della suocera. 2. s. m. Essere demoniaco in forma di donna che, secondo antiche superstizioni, aveva nella notte rapporti carnali con uomini (v. incubo, n. 1). 

Vediamo, in proposito, che cosa dicono il DOP, Dizionario di Ortografia e di Pronunzia, e (soprattutto) il “Si dice o non si dice?”.  


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La Lega contro il femminile negli atti pubblici: multa fino a 5mila euro per chi usa​ «sindaca», «rettrice» e «avvocata»​

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INCREDIBILE!


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Da Copilot (Intelligenza artificiale)

È corretta la grafia “vieppiù”?

Risposta dell’Ia:

Sì, è corretto“Vieppiù” è un avverbio letterario che significa “ancor più” o “sempre più” 1. Ad esempio, potresti dire: “Vidi Sansone vie più forte che saggio” (come scrisse Petrarca)

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L’avverbio in oggetto non richiede il raddoppiamento della consonante P. Correttamente: viepiù.


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La lingua “biforcuta” della stampa

Animali in corsia: al via la rassegna al Policlinico Umberto I per sensibilizzare i bimbi sul rapporto con le creature del pianeta

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In buona lingua: Pianeta (P maiuscola).



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