Due parole sull'uso corretto della preposizione impropria senza perché molto spesso, per non dire sempre, non viene usata a dovere. In linea generale si unisce direttamente al sostantivo: senza paura; senza fretta; senza soldi.
Quando regge due o più nomi, davanti al secondo (e a quelli successivi) non si
ripete ma si pone la negazione né (oppure la o, secondo i casi),
mai la e: senza grazia né garbo; senza aiuto o conforto.
Se è seguita da un pronome personale (e molto spesso anche con i
dimostrativi) si costruisce, preferibilmente, con la preposizione di: senza
di loro (ma anche senza loro); senza di voi (senza voi); senza di
questo (senza questo).In funzione di congiunzione introduce una
proposizione esclusiva con valore modale. Sempre in funzione di congiunzione si
unisce direttamente a un verbo di modo infinito se il soggetto di entrambe le
proposizioni è il medesimo: è andato via di corsa senza dire una parola;
se i soggetti sono, invece, diversi si fa seguire dalla congiunzione che
con il verbo al modo congiuntivo: ha fatto tutto di testa sua senza che io
lo sapessi.
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La prosopografia
Questo portale è sempre stato (e sempre lo sarà) contro l'uso di parole
straniere — che inquinano il nostro idioma gentil sonante e puro, per
dirla con l'Alfieri — quando c'è il corrispondente vocabolo italiano. Ci domandiamo, infatti, per
quale motivo si continui ad adoperare il termine barbaro identikit
quando in italiano abbiamo un vocabolo che fa alla
bisogna: prosopografia (descrizione delle fattezze di un individuo). È
composto con le voci greche prósopon (viso) e gràphein (scrivere).
(Le
immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i
diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauraso@hotmail.it)
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