giovedì 5 ottobre 2023

Sull'uso ortodosso della preposizione impropria 'senza'


 Due parole sull'uso corretto della preposizione impropria senza perché molto spesso, per non dire sempre, non viene usata a dovere. In linea generale si unisce direttamente al sostantivo: senza paura; senza fretta; senza soldi.

Quando regge due o più nomi, davanti al secondo (e a quelli successivi) non si ripete ma si pone la negazione (oppure la o, secondo i casi), mai la e: senza grazia né garbo; senza aiuto o conforto.
Se è seguita da un pronome personale (e molto spesso anche con i dimostrativi) si costruisce, preferibilmente, con la preposizione di: senza di loro (ma anche senza loro); senza di voi (senza voi); senza di questo (senza questo).In funzione di congiunzione introduce una proposizione esclusiva con valore modale. Sempre in funzione di congiunzione si unisce direttamente a un verbo di modo infinito se il soggetto di entrambe le proposizioni è il medesimo: è andato via di corsa senza dire una parola; se i soggetti sono, invece, diversi si fa seguire dalla congiunzione che con il verbo al modo congiuntivo: ha fatto tutto di testa sua senza che io lo sapessi.

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La prosopografia

Questo portale è sempre stato (e sempre lo sarà) contro l'uso di parole straniere — che inquinano il nostro idioma gentil sonante e puro, per dirla con l'Alfieri — quando c'è il corrispondente  vocabolo italiano. Ci domandiamo, infatti, per quale motivo si continui ad adoperare il termine barbaro identikit quando in italiano abbiamo un vocabolo che fa alla bisogna: prosopografia (descrizione delle fattezze di un individuo). È composto con le voci greche prósopon (viso) e gràphein (scrivere).


(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauraso@hotmail.it)


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