Il prestigioso vocabolario Treccani in Rete continua a ignorare le nostre ripetute segnalazioni circa la corretta "dicitura" del suffisso '-ale'. È l'unico, tra i dizionari consultati, a non attestare l' "occorrenza principe" del lemma in oggetto, cioè, come riporta il Nuovo De Mauro in linea: "forma produttivamente aggettivi che indicano relazione con il sostantivo (o raramente con il verbo) di base, ed è presente in aggettivi di origine latina o formati sul modello latino: autunnale, avverbiale, finale, funzionale, generale, industriale, ministeriale, mondiale, mortale, navale, postale, principale, sostanziale, statale, universale; abituale, annuale, intellettuale, portuale, sensuale, spirituale; la sostantivazione degli aggettivi è frequente, e numerosi di essi sono usati esclusivamente o prevalentemente come sostantivi maschili: bracciale, canale, ditale, gambale, giornale, grembiale, pugnale, schienale, segnale | ha valore accrescitivo in alcuni sostantivi maschili denominali: piazzale, viale | rientra genericamente nella formazione di termini di ambito tecnico specialistico: conidiale, chirale, geminale (...)". È una "mancanza" che, a nostro modo di vedere, inficia l'autorevolezza del vocabolario.
Dal vocabolario Treccani in Rete:
-ale. – Suffisso usato nella terminologia chimica per indicare la presenza, in un composto organico, di un gruppo aldeidico, come in citrale, geraniale, ecc.
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Riteniamo sia il caso di ampliare la "dicitura" del lemma in oggetto perché il predetto suffisso (anche "-iale" e "-uale), dal latino "alis", serve principalmente per la formazione di aggettivi derivati da sostantivi che indicano uno stato, un'appartenenza, una condizione, una relazione: autunnale, collegiale, intellettuale ecc. Si usa anche per formare sostantivi derivati da altri sostantivi: viale, portale, grembiale. Si adopera anche, con valore "accrescitivo", in alcuni sostantivi denominali maschili: piazzale. Certi che la nostra segnalazione sarà tenuta nella dovuta considerazione dai responsabili del prestigioso vocabolario.
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Il medico? Medita
Contrariamente a quanto uno è portato a credere colui che medita non è tanto il filosofo quanto e soprattutto il medico. Dal punto di vista etimologico – naturalmente – il medico si può definire, infatti, il meditabondo. Se ricerchiamo l’origine del termine vediamo che esso non è altro che il latino medicu(m), derivato di mederi (riflettere, meditare). Meditare per sanare e, quindi, curare (dopo aver riflettuto, meditato). Si veda anche qui.
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Difendiamo l'italiano dagli anglismi.
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